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Contante, limite a 1.000 euro: ecco chi rischia la stangata con l'ultimo "regalo" di Giuseppe Conte

Attilio Barbieri
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Stretta in arrivo sui pagamenti in contanti: dal 1° gennaio il tetto per l'utilizzo di banconote nelle transazioni di ogni tipo scenderà dagli attuali duemila a mille euro. I nuovi paletti per i pagamenti in contante sono quelli previsti dal decreto fiscale dell'estate del 2020 durante il governo Conte -bis che fissava un decalage con una soglia a duemila euro a partire dal luglio di un anno e mezzo fa e l'impegno di scendere ancora, a mille euro appunto, dal primo gennaio 2022. Sfuma la speranza di rinviare nel tempo la scadenza: durante l'esame della manovra gli emendamenti che prevedevano una dilazione della misura sono stati tutti cassati. Dunque, con l'anno nuovo si tornerà al livello fissato nel lontano 2011 dal decreto Salva Italia di Mario Monti e poi cambiato a partire dal 2016, con Renzi a Palazo Chigi. L'obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la lotta al nero e favorire invece l'utilizzo massiccio del cosiddetto "denaro di plastica", vale a dire carte di credito e bancomat. Un principio a cui si ispira anche la stretta approvata durante l'esame parlamentare del decreto legge Recovery, in base al quale negozianti e professionisti sono tenuti a accettare il bancomat o le carte di credito come forme di pagamento, di qualsiasi importo si tratti. Chi dovesse rifiutarsi può incappare in multe salate. Al pari dei debitori che si trovino a pagare in contanti dal 1° gennaio in poi somme superiori ai 999 euro.

 

 

 




TROPPE INCOGNITE - Ma questa svolta destinata a contrastare l'impiego delle banconote porta con sé parecchie incognite. A cominciare dalle commissioni applicate dai circuiti di pagamento e dagli istituti di credito sulle transazioni "cashless". E come ha ricordato l'economista Fabio Panetta, già direttore generale di Bankitalia e ora membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, «l'evidenza empirica indica che la carenza di contante danneggerebbe sia i commercianti sia i consumatori, soprattutto quelli con basso reddito. Difficoltà emergerebbero in particolare», ha sottolineato Panetta nel corso della quinta conferenza internazionale sul contante organizzata dalla Bundesbank, «per i segmenti della popolazione, quali gli anziani o le persone con un minore livello di istruzione, che preferiscono il contante ad altri mezzi di pagamento. Secondo analisi recenti, una scarsità di banconote genererebbe per la collettività costi di gran lunga superiori ai benefici che deriverebbero dal possibile contenimento delle attività illecite connesse all'utilizzo di contante». Anche perché la Bce ha smesso di emettere le banconote da 500 euro già nel 2019, ritenute le maggiori indiziate di evasione e traffici illeciti. Fra l'altro vale la pena di ricordare che l'utilizzo della cartamoneta nelle transazioni commerciali riguarda una quota che si limita al 20-22 per cento della massa monetaria liquida, mentre il resto si divide fra le riserve detenute in Eurolandia e fuori. Ma è la stessa Banca centrale europea a smontare l'uguaglianza "più contante nei pagamenti, più evasione fiscale".

 

 

 

 

 

LA LETTERA DELLA BCE - In una lettera inviata dall'istituto di Francoforte alla fine del 2019, all'indomani del passaggio di consegne-al vertice-fra Mario Draghi e Christine Lagarde, l'istituto di emissione Ue chiedeva al governo Conte due e in particolare all'allora ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, elementi per «dimostrare chiaramente che» le «limitazioni permettano, di fatto, di conseguire la dichiarata finalità pubblica della lotta all'evasione fiscale». Mentre «si dovrebbero sempre considerare», concludeva la Bce, «le ripercussioni negative della limitazione in questione nonché se possano essere adottate misure alternative idonee a conseguire il relativo obiettivo con minori ripercussioni». Ripercussioni che anche per Francoforte rischiano di abbattersi sulle fasce sociali meno abbienti per le quali il contante è importante e «agevola il controllo sulla spesa». Rischi sottolineati a ripetizione dal membro lussemburghese del comitato esecutivo della Bce Yves Mersch, secondo il quale il governo avrebbe dovuto verificare «la disponibilità in tutti gli strati della società, a costi comparabili con i pagamenti in contanti», di «altri mezzi legali» di pagamento. Verifica elusa da Gualtieri e pure dall'attuale esecutivo. 

 

 

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