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Fisco, pronta la tempesta: l'Ue ci svuota il portafogli, le due tasse con cui ci stanno per colpire

Michele Zaccardi
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Come era stato anticipato, la sospensione del Patto di Stabilità è stata prorogata. La conferma è arrivata ieri con la presentazione del "pacchetto di primavera" da parte della Commissione europea. Per tutto il 2023, quindi, i vincoli ai bilanci nazionali resteranno in soffitta. Una decisione che Bruxelles ha assunto alla luce «dell'accresciuta incertezza» e dei «forti rischi al ribasso per le prospettive economiche» causati dalla guerra in Ucraina. Ma «la clausola generale di sospensione» che ha congelato il Patto di Stabilità è accompagnata da una serie di condizioni che limitano la possibilità di spesa per i Paesi ad alto debito come l'Italia. Oltre ad adottare «una politica di bilancio prudente», infatti, gli Stati membri dovranno limitare l'aumento «della spesa corrente», ovvero quella per pagare stipendi e pensioni, «al di sotto del potenziale di crescita di medio termine», stimato per il nostro Paese allo 0,4%. Questo mentre già in autunno la Commissione valuterà se è il caso di aprire una procedura per deficit eccessivo, «tenendo conto dell'attuazione delle raccomandazioni specifiche per paese».
 

 

PUNTO DOLENTE

Un punto che per l'Italia rischia di essere dolente. Tra le indicazioni rivolte al nostro Paese, infatti, fa capolino anche la riforma del catasto. Certo, da Bruxelles assicurano che non vogliono aumentare le tasse sulla casa. Eppure il documento appena inviato a Roma non è così categorico.
Visto che in Italia le imposte sul lavoro sono elevate rispetto alla media Ue, i tecnici della Commissione consigliano di tagliarle ricorrendo a «fonti di gettito di altra natura» che sono attualmente «sottoutilizzate», in modo che l'operazione sia a costo zero per lo Stato.
E tra queste forme di finanziamento alternative, oltre all'Iva, il cui gettito è «relativamente basso», rientra pure la casa. «I valori catastali che fungono da base per il calcolo dell'imposta sui beni immobili», si legge nel testo, «sono in gran parte obsoleti» e pertanto vanno allineati «ai valori correnti di mercato», come prevede la legge delega sulla riforma tributaria.
 

 

TANTE PROPRIETÀ

Anche perché «le prime residenze sono esentate dalle tasse di proprietà» in un contesto caratterizzato «da un elevato tasso di proprietà della casa». Inoltre, sempre sul fronte delle entrate, occorre una «revisione efficace delle aliquote fiscali marginali», una «riduzione della spesa fiscale, anche per l'Iva, e dei sussidi dannosi per l'ambiente». Insomma tutto questo affinché sia assicurata una «politica di bilancio prudente» nel 2023. Un obiettivo che sarà conseguito anche limitando la crescita della spesa corrente a meno dello 0,4% all'anno. Inoltre, il nostro Paese dovrà «aumentare gli investimenti perla transizione verde e digitale e per la sicurezza energetica», utilizzando anche i fondi europei. E proprio nel capitolo della spesa corrente rientra il tema pensioni. Nel documento, infatti, la Commissione sottolinea i rischi elevati che gravano sulla sostenibilità dei conti pubblici nel medio e nel lungo periodo. Rischi dovuti soprattutto all'ammontare della spesa pensionistica «tra le più elevate dell'Unione europea» e destinata ad aumentare a causa dell'invecchiamento della popolazione e della bassa natalità. In questo scenario, le critiche di Bruxelles si indirizzano a Quota 100 e alla sua proroga, Quota 102, provvedimenti che hanno contribuito all'incremento della spesa per pensioni. Per questo si consiglia di evitare «misure temporanee che facilitino il pensionamento anticipato» e accelerare «sull'introduzione graduale del regime dei contributi nozionali definiti». Il tutto con lo scopo di diminuire il valore degli assegni.


L'OSSESSIONE Del resto, sono soprattutto i conti pubblici l'ossessione di Bruxelles, le cui stime sono più negative di quelle del governo. Se nel Documento di economia e finanze Palazzo Chigi prevedeva una crescita del 3,1% quest' anno e del 2,4% il prossimo, la Commissione si ferma al 2,4% e all'1,9%, rispettivamente. Di conseguenza è previsto in peggioramento anche il deficit: 5,6 % nel 2022 e al 3,9 % nel 2023 per il governo contro il 5,5% e il 4,3% di Bruxelles. Il debito, infine, è previsto in aumento rispetto alle stime precedenti a causa del maggiore disavanzo e della minore crescita. In rapporto al Prodotto interno lordo, si tratta del 147,9% (contro il 147% delle previsioni del governo) nel 2022 e del 146,8% (145,2%) nel 2023. In questo scenario, scrive la Commissione europea, «l'Italia sta vivendo squilibri eccessivi. Le vulnerabilità riguardano l'elevato debito pubblico e la debole crescita della produttività, in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze dei mercati finanziari»

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