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Pensioni, allarme-Inps: "Sotto i mille euro", chi rischia la miseria

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Antonio Castro
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In autunno comincerà la partita per mano all'infinito cantiere pensionistico italiano. Con 20,8 milioni di trattamenti in pagamento, 15,5 milioni di persone che campano grazie all'assegno pensionistico, mettere mano al castelletto previdenziale è un esercizio di equilibrio, contabilità pubblica, giustizia sociale. Tanto più nel bel mezzo di una guerra ai bastioni orientali d'Europa, un conflitto economico ed energetico che sta terremotando le economia europee (ma non solo), e milioni di persone che rischiano di non riuscire più a far quadrare il pranzo con la cena.

 

 

 

LAVORATORI POVERI

I numeri diffusi ieri dall'Inps - e relativi al 2021 fanno impressione: i trattamenti previdenziali assorbono il 92% della spesa, mentre quelli assistenziali (prestazioni agli invalidi civili e le pensioni e gli assegni sociali) il restante 8%. Una partita che vale in tutto 312 miliardi. La voce che incide maggiormente sulle uscite è quella delle pensioni di anzianità/anticipate (il 56%), seguita dalle pensioni di vecchiaia (il 18%) e dalle pensioni ai superstiti (14%). Le prestazioni agli invalidi civili rappresentano il 7% del totale e le altre due voci (pensioni di invalidità e pensioni e assegni sociali), rispettivamente, il 4% e il 2%. Insomma, se il 40% degli assegni pensionistici viaggiano intorno ai 12mila euro l'anno, vorrà dire che c'è poco da rosicchiare dai redditi di questi italiani. Come se non bastasse l'inflazione galoppante avrà effetti devastanti, c'è da giurarci. La corsa carovita che nel 2022 potrebbe toccare l'+8%. E costare all'Inps un aggravio di spesa pensionistica di 24miliardi di euro. E la stima è dei tecnici Inps dell'Istituto guidato da Pasquale Tridico fa suonare più di qualche campanello d'allarme. La Cgil mette in allarme: «Dai dati Inps emerge con chiarezza come sia a rischio la tenuta economica e sociale del Paese, messa a dura prova prima dalla pandemia, tutt' altro che superata, e ora dalle conseguenze che la guerra in Ucraina».

 

 

 

PENALITÀ DEL 3%

Tanto più che le ipotesi che circolano per mettere mano alla riforma del pianeta previdenziale ipotizzano già una notevole penalizzazione per chi si affaccia al ritiro dal mondo del lavoro anche dopo 35 annidi lavoro (e contributi). Nelle ipotesi di anticipo (oggi fissata intorno ai 67 anni e qualche mese), il lavoratore potrebbe dover mettere sul piatto una limatura del 3% per ogni anno. C'è poi da vedere come verranno "spartiti" i miliardi della legge di Bilancio. Il governo è stretto tra le richieste delle imprese (che chiedo incentivi e nel 2021 ne hanno incassati per 21 miliardi), e quelle dei sindacati che vorrebbero rimpinguare le buste paghe congelate da lustri: l'Italia ha infatti registrato una variazione negativa dei salari (-2,9%) dal 1992 ad oggi. Con oltre 5 milioni di lavoratori con i contratti belli e scaduti (e quindi non aggiornati), la limatura sul cuneo fiscale rischia di paragonarsi ad una mezza aspirina per tentare di guarire un tumore. Il 23% dei lavoratori guadagna meno di 740 euro al mese. Che pensione avranno questi tra 30/35/40 anni? 

 

 

 

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