Cerca
Cerca
+

Euro-dollaro, perché è la tempesta perfetta: addio ai nostri risparmi

Esplora:

Maurizio Stefanini
  • a
  • a
  • a

Dopo aver di nuovo raggiunto, l'altro ieri, la parità con l'euro dopo vent' anni, il dollaro, ieri lo ha addirittura superato. Nel 2002 non sarebbe sembrato niente di particolare. All'epoca, l'idea che prevaleva era quella di una inevitabile parità tra le principali valute di riferimento internazionali con un dollaro = un euro = 100 yen. Ma in questi due decenni da una parte l'euro non aveva fatto che apprezzarsi. Il picco era stato nel 2008, quando un euro valeva 1,6 dollari, ma ancora all'inizio di quest' anno un euro valeva 1,15 dollari circa. A sua volta lo yen era stato svalutato dall'appena assassinato Shinzo Abe, proprio per rilanciare l'export.

Al momento di scrivere queste note il rapporto è infatti un euro =138,40 yen = 1,01 dollari. Un centesimo in più, ma dopo essere arrivato su 1 a 1 attorno alle 10,20 l'euro era sceso a uno 0,9998 sul dollari che è il minimo dal dicembre del 2002, anche se poi è un po' risalito. Come appunto ci ricordano le Abenomics, conseguenza di una valuta svalutata è che si esporta di più e che è più conveniente per un turista venire. Al contrario, diventa più caro andare all'estero, ma anche ciò può aiutare a rilanciare l'economia, appunto inducendo gli europei a preferire i propri lidi, oltre che i propri prodotti.

 

 

SVANTAGGI - Purtroppo, però, oltre a beni importati e luoghi vacanze esotici, la svalutazione rincara anche le materie prime, che sono tradizionalmente pagate in dollari. E mentre beni e luoghi vacanze si possono sostituire con alternative autarchiche, le commodities se un Paese non le ha può solo o pagare di più, o importare di meno. E ciò in una economia di trasformazione vuol dire che devi rincarare anche il prezzo dei beni per fabbricare i quali paghi materie prime e energia più care, o produrre di meno. Era il problema della lira, che infatti era esposta a una rincorsa continua tra maggior competitività del nostro export da svalutazione e relativi maggiori costi di produzione. Proprio per superare tale rincorsa in molti avevano visto con favore l'arrivo dell'euro.

In realtà, al di là della convenienza i movimenti delle valute non sono determinati solo dalle manovre delle autorità monetarie, ma molto anche dalle percezioni psicologiche e dalle aspettative che si formano nei mercati. Al di là del fatto che con l'euro più basso potranno venire più turisti americani in Italia dovremo anche pagare di più per il pieno o il riscaldamento. 

Un euro che cade, se non è stato voluto dalla Bce, indica pure un'atmosfera d'incertezza politica ed economica. Quanto poi agli investitori, quelli che stanno puntando sul dollaro, in particolare, hanno scommesso sulla possibilità che negli Stati Uniti non finiscano in recessione, o ne siano meno danneggiati. Chi invece ha risparmiato in euro, comunque, in questo momento ha di meno.

 

 

RISCHI - A riprova della componente psicologica di questo andamento, il biglietto verde sta avanzando anche nei confronti della sterlina, che è appesantita dalle tensioni e dall'incertezza politica nel Regno Unito dopo l'annuncio delle dimensioni di Boris Johnson, pur un po' dilatate nel tempo. Sull'euro pesa poi la crisi energetica europea in seguito alla guerra e allo scontro di sanzioni e contro-sanzioni con la Russia, e anche un rallentamento economico che alimenta i dubbi sulle capacità della Bce di combattere l'inflazione.

Insomma, il rafforzamento del dollaro e l'indebolimento dell'euro è stato interpretato come un segnale di pessimismo per l'economia dell'Unione Europea, e di relativa fiducia nei confronti di quella degli Stati Uniti.

Ma moltissime valute in questo momento stanno soffrendo, in tutto il mondo. E in tutto il mondo dunque le banche centrali continuano ad agitarsi in modo che mette sotto pressione l'euro e spinge il dollaro. Secondo quanto ha ricordato in conferenza stampa il Commissario Europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, infatti, l'euro debole rispetto al dollaro «potrebbe essere anche considerato un vantaggio per l'economia europea perché incoraggiala nostra capacità di esportare», ma «secondo me sarebbe un errore». «Dobbiamo anche pensare al versante negativo, all'altro lato della medaglia».

Dai blog