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Inflazione e tassi, famiglie in rosso per 595 miliardi: tornano gli strozzini

Attilio Barbieri
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Le famiglie italiane sono sempre più indebitate. Strette fra l’aumento dei tassi d’interesse e il carovita, ricorrono sempre più spesso ai prestiti per far tornare un bilancio diventato con il passare del tempo insostenibile. E non stanno meglio piccole imprese e partite Iva. A quantificare il fenomeno ci ha pensato l’ufficio studi della Cgia di Mestre. In media ogni nucleo familiare ha contratto debiti per 22.710 euro. Ma si tratta di una media. Sui 25 milioni di famiglie italiane alcune sono molto più indebitate di altre. Si calcola che circa un milione di nuclei sia in situazione critica.

Certo, l’inflazione sta rallentando, ma la pressione sui budget familiari (o aziendali) non viene meno. Dal 2021 a oggi l’inflazione è pari a circa il 18%. Se fino al 2020 le uscite di una famiglia ammontavano a 2mila euro mensili, ora sono salite a 2.360. E anche qualora l’indice Istat che quantifica le variazioni dei prezzi al consumo andasse a zero, i 360 euro aggiuntivi resterebbero da pagare fino all’ultimo centesimo. Quando i banchieri centrali canteranno vittoria per aver riportato il carovita sotto il 2%, per famiglie e piccole imprese non cambierà nulla.

 

 

 

Secondo la Cgia di Mestre chi si trovi in questa situazione di rosso profondo e persistente può facilmente cadere vittima degli strozzini. Se da un lato le banche - nonostante i margini miliardari hanno stretto i rubinetti del credito, dall’altra ci sono finanziarie e non solo pronte a fornire le risorse necessarie per ritornare in bonis. Ma si tratta di una soluzione apparente. Il fallimento personale o aziendale è soltanto posticipato nel tempo. L’unica cosa che cresce è l’esposizione del debitore perché i cravattari impongono tassi altissimi.

Complessivamente, stima l’ufficio studi della Cgia di Mestre, lo stock dei debiti bancari in capo a tutte le famiglie italiane si è attestato sul livello record di 595,1 miliardi di euro ed è aumentato del 3,5 % rispetto al 2021. «È probabile - si legge nell’analisi - che l’incremento dei debiti sia in parte riconducibile alla forte ripresa economica avvenuta nel biennio 2021-2022. Le aree più esposte economicamente sono anche quelle che presentano i livelli di reddito più elevati. Sicuramente in queste realtà tra gli indebitati ci sono anche nuclei delle fasce sociali più deboli». In cima alla classifica vi sono le famiglie lombarde con 29.594 euro di debiti ciascuna, mentre i nuclei meno indebitati sono quelli calabresi con un buco di 11.312 euro. E secondo gli artigiani di Mestre è in atto un «avvicinamento delle organizzazioni criminali verso le micro aziende a conduzione familiare, come gli artigiani, i negozianti e tante partite Iva.

 

 

 

Da sempre il mondo dei lavoratori autonomi è quello più a rischio. In passato, a seguito di una spesa imprevista odi un mancato incasso, molti sono stati costretti a indebitarsi per poche migliaia di euro con soggetti che inizialmente si presentavano come dei benefattori, ma nel giro di qualche mese si trasformavano in quello che sono veramente: dei criminali». La soluzione, chiosa la Cgia, è una sola: bisogna invertire la tendenza, tornando a dare liquidità alle micro imprese, altrimenti molte di queste potrebbero finire tra le braccia degli usurai. Le banche se lo possono permettere visto i profitti giganteschi che il governo sta per tassare. Anche perché le esposizioni bancarie dei malcapitati che finiscano fra le braccia dei cravattari si trasformerebbero comunque in crediti marci. 

 

 

 

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