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Musk, la furia delle banche centrali ora spaventa anche lui: ecco perché

Attilio Barbieri
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La stretta monetaria che imperversa in Europa e Stati Uniti ha fatto una nuova vittima illustre. Perfino il super ottimista Elon Musk teme che i tassi d’interesse sempre più alti possano affondare il mercato dell’auto. Il tycoon di origini sudafricane si è detto preoccupato per l’impatto dei tassi elevati sulle famiglie che intendano acquistare un’automobile. Ecco perché i progetti di espansione potrebbero subire un rallentamento, a partire dalla nuova gigafactory che Tesla dovrebbe costruire in Messico. «Se le condizioni macroeconomiche sono burrascose, anche la nave migliore vive comunque tempi difficili», ha dichiarato. Nel terzo trimestre, Tesla ha registrato un utile per azione di 66 centesimi su ricavi di 23,35 miliardi di dollari. Nello stesso trimestre del 2022, l’utile per azione era di 1,05 dollari su 21,45 miliardi di ricavi. Peggio ancora l’andamento dell’utile netto, sceso addirittura del 44% dai 3,3 miliardi di un anno fa a 1,85 miliardi fatti registrare nel periodo luglio-settembre scorso.

Musk ha confessato di temere una nuova grande crisi. Simile a quella che alla fine del primo decennio del secolo ha messo in ginocchio l’auto. «Ho paura di quanto accadde nel 2009 quando Generale Motors e Chrysler finirono in bancarotta». E per di più, ha aggiunto, «ci sono un sacco di guerre nel mondo». D’altronde è la prima volta che la Tesla manca le previsioni sia sugli utili che sui ricavi dal secondo trimestre 2019. E dire che mercoledì sera, nel dopo-Borsa, anche davanti ai numeri in peggioramento il titolo in Borsa aveva reagito col segno più. Ma le parole del tycoon in conference call hanno gelato gli investitori. Così, il titolo Tesla che aveva chiuso la seduta di mercoledì a 235,75 dollari è incappato in uno scivolone storico al Nasdaq.

 

 

 

BRUCIATI 16 MILIARDI

Quando in Italia erano circa le 17,30 la quotazione era già scesa appena sopra i 207 dollari. E a quel punto Musk aveva visto volatilizzarsi 16 miliardi di dollari, dato che possiede il 13% di Tesla, dalla quale deriva la maggior parte della sua ricchezza. Perplessità fra gli analisti ha destato pure la richiesta di «avere pazienza» per le prime consegne del Cybertruck, le cui consegne dovrebbero iniziare verso fine anno.

«Ci siamo scavati la fossa con il Cybertruck», ha esclamato a sorpresa il miliardario americano durante la conferenza sugli utili, addebitando il calo dei margini, proprio alla produzione del pick-up elettrico. Quale che siano le cause i dati di mercato non sono buoni, al punto che la cinese Byd, ora è davanti alla Tesla nella produzione trimestrale ed è seconda dopo la casa statunitense nelle vendite globali.

Il tema di fondo è quello dei prezzi di listino. «Dobbiamo rendere i nostri prodotti più accessibili in modo che le persone possano acquistarli», ha spiegato Musk agli analisti, confessando che molti azionisti gli chiedono di fare pubblicità, «e Tesla attualmente sta facendo pubblicità», ha aggiunto, «ma se gli annunci forniscono alle persone informazioni su fantastiche auto che non possono permettersi, ciò non aiuta davvero».

E C’È CHI SCALPITA

A riprova che i timori del tycoon sono fondati le parole del numero uno della Federal Reserve, Jerome Powell. «Forse i tassi d’interesse non sono stati alti abbastanza, per un periodo abbastanza lungo», ha detto il numero uno della banca centrale Usa, parlando a un evento dell’Economic Club di New York. Dunque non si può escludere un’ulteriore stretta monetaria, che allontanerebbe ulteriormente gli acquirenti dalle auto elettriche.

Alla fine di una giornata che vorrebbe sicuramente dimenticare, Musk trova il tempo per smentire le voci su una imminente chiusura di X in Europa. «Un altro report di Business Insider assolutamente falso. Non sono una vera e propria testata», chiarisce con un post sull’ex Twitter. Secondo il sito Usa, il miliardario starebbe valutando la possibilità di rendere inaccessibile la piattaforma X in Europa per evitare di sottostare alle nuove regole sul digitale varate dall'Unione europea. Musk, stando a quanto riferito online dal sito, sarebbe stanco di dover rispettare il Digital services act di Bruxelles e avrebbe discusso sulla possibilità di bloccare l’accesso agli utenti europei. 

 

 

 

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