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Le tasse etiche fanno male ai cittadini e alle aziende

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Premessa doverosa, a scanso di qualsiasi equivoco: questo articolo non va letto in termini di giochi e geometrie politico -elettorali. Non è pro Giorgetti né anti Giorgetti; non è pro Tajani né anti Tajani. Gli elementi tattici e contingenti non riguardano Libero. Qui ci interessa un punto di principio, e ci preoccupa un errore che fu commesso – per primi – dai conservatori britannici, che già nel 2019 caddero nella trappola delle “tasse etiche”, approvando una raffica di aumenti fiscali sulle bevande gassate e zuccherate, sulle merendine e i prodotti “ingrassanti”, e su una serie di alimenti ritenuti non dietetici e non salutari, per “punirne” e disincentivarne il consumo. Ecco, lo stesso errore – concepito a suo tempo dai governi di sinistra – rischia di ripetersi oggi in Italia, con il cerino rimasto nelle mani del governo di centrodestra.

Il punto inaccettabile è che stiamo parlando di ideologia e di una dottrina politicamente corretta che entra in modo prepotente anche nei territori del salutismo, dell’alimentazione, dell’imposizione statale di stili di vita “corretti” a suon di tasse e divieti. (...)

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