Fini: "Si pensi anche alla crescita"
Il presidente della Camera interviene su crisi e manovra in occasione della presentazione del Rapporto Istat
All'indomani del via libera alla maxi manovra da 24 miliardi, anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, esprime giudizi sulle misure che verranno prese per affrontare la crisi e sulla particolare congiuntura economica. Lo fa nel suo intervento di apertura alla presentazione del Rapporto annuale dell'Istat a Montecitorio: "La nostra prima preoccupazione deve essere quella di non ripetere l'errore di interventi congiunturali della riduzione della spesa e di non riproporre politiche di sostegno pubblico della crescita economica, che, in passato, si sono rivelate, lungi dal garantire una ripresa della produzione e della competitività, un fattore distorsivo della nostra economia". "La recente crisi economica, iniziata nella seconda parte del 2007 come fenomeno circoscritto al settore finanziario degli Stati Uniti, ha causato, anche nel nostro Paese, effetti molto diversificati (a seconda dei settori produttivi, delle posizioni sul mercato del lavoro, delle tipologie di famiglie e cittadini), effetti tali da richiedere uno sforzo maggiore per dare concretezza a quel concetto di "sviluppo sostenibile" inteso quale complesso di risorse economiche, sociali e ambientali, che ogni generazione trasferisce a quelle successive, sempre più indipensabile se si guarda all'immediato futuro". La necessità di affrontare gli attuali nodi dell'economia, tra i quali "in primis, quello del prevedibile incremento della disoccupazione e della conflittualità sociale, risulta rafforzata anche dalle recenti vicende relative alla crisi finanziaria della Grecia e alla speculazione sull'euro, vicende che ripropongono tra l'altro, il tema, da tempo all'attenzione degli studiosi, della qualità dei dati statistici ufficiali per quanto concerne le politiche di bilancio". "A questo riguardo - continua Fini - la Commissione europea ha saggiamente presentato una proposta di regolamento per migliorare l'affidabilità delle statistiche sulla finanza pubblica, in modo da rendere più efficaci i sistemi di controllo preventivo nell'ambito della governance europea sul patto di stabilità. Si tratta di un'esigenza che deve trovare una risposta adeguata da parte dei sistemi pubblici di statistica". La statistica - "La trasparenza dei conti e la possibilità di verificare il loro andamento, in modo da prevenire il rischio che situazioni critiche precipitino, ancheper la spinta di manovre speculative su vasta scale, richiedono uno sforzo virtuoso e sinergico da parte degli istituti di statistica, degli organi di governo e dei parlamenti che si devono organizzare al meglio per monitorare e governare la situazione. In specie, i parlamenti devono essere in grado di svolgere compiutamente questo delicato compito, dal momento che essi sono chiamati a rappresentare gli interessi supremi della collettività. Solo così, infatti, la statistica, che è un bene pubblico, indivisibile e non esclusivo (come la giustizia, l'istruzione, la sanità), potrà essere ulteriormente valorizzata per assolvere all'esercizio di quelle funzioni che, già nel 1826, l'economista italiano Melchiorre Gioia considerava indispensabili per 'consentire ad un paese, nel corso giornaliero degli affari, di progredire socialmente sulla base di cognizioni neutre rese da uffici imparzialì". Il presidente della Camera sottolinea: "E' significativo osservare che se alla parola paese sostituiamo Unione europea, si vede quanto quella frase sia attuale". Il presidente della Camera punta ancora una volta il dito contro le agenzie di rating: "L'esperienza di questi giorni dimostra chiaramente che non si può più affidare alle agenzie private di rating il compito di valutare la credibilità dei dati statistici. Troppo rischiosi, infatti, sono - come denunciato tra gli altri anche dalla cancelliera Angela Merkel - i condizionamenti e le pressioni di varia natura, che, a causa dell'andamento altalenante dei mercati, possono provocare seri danni ai risparmiatori che investono, e, in ultima istanza, ai cittadini che sono chiamati a sostenere oneri di manovre di risanamento economico costellate di sacrifici". "In questo difficile quadro" della crisi economica globale, "continuano a pesare i nostri ritardi cronici rappresentati soprattutto dall'incapacità di selezionare adeguatamente, nel rigoroso rispetto dei vincoli di bilancio, quegli interventi pubblici necessari per la soluzione dei nodi strutturali che affliggono ancora moltissime aree territoriali del nostro Paese, e, in particolar modo, del Mezzogiorno d'Italia".