L’esercito dei 700 mila è pronto a partire... Già, perché a Milano sono in arrivo oltre 721 mila bollettini per la Tari, la tassa rifiuti che andrà pagata entro il 5 dicembre prossimo. La maggior parte degli utenti riceve l’avviso di pagamento sulla posta elettronica, ordinaria o pec, mentre per 221 mila cittadini il bollettino arriverà in formato cartaceo tramite posta ordinaria. Numeri alla mano, gli utenti non digitali a Milano rappresentano ancora il 30% del totale, ma sono in costante diminuzione mentre cresce la platea di chi sceglie l’avviso digitale e, oltre che l'avviso via mail, può consultare il bollettino e procedere al pagamento dal proprio Fascicolo del Cittadino, attraverso carta di identità elettronica o Spid. Il bollettino in arrivo in questi giorni è il secondo del 2025 dopo quello per l’acconto recapitato la scorsa primavera (che andava versato entro il 10 luglio). Una tassa per molti, ma non per tutti come vedremo tra poco.
Ma procediamo con ordine: una buona notizia c’è ed è che la riduzione delle tariffe per il 2025 ha comportato una riduzione degli importi dovuti dai cittadini di quasi il 10% rispetto all’anno passato. Numeri alla mano, per esempio, il costo per una famiglia di tre persone che vivono in un appartamento di 90 metri quadrati è di 258,43 euro contro i 285,59. Insomma, 27 euro in meno. Non ti cambiano la vita, ma meglio di niente. Peccato che le note liete finiscano qui e comincino quelle dolenti. Perché in città c'è anche chi, questa tassa, praticamente non l’ha quasi mai pagata né con i bollettini cartacei né con quelli digitali, accumulando un debito stratosferico. Alla faccia dei contribuenti onesti che ogni anno hanno sempre saldato le cartelle, anche quando sono arrivate con ampio ritardo.
IL CASO LEONKA
Ovviamente ci riferiamo ai compagni del Leoncavallo che dovrebbero versare oltre 800 mila euro nelle casse pubbliche dal momento che, quando occupavano abusivamente lo stabile di via Watteau si sono guardati bene dal saldare almeno questo tributo il cui gettito, in teoria, è destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Servizi per la collettività in pratica. Non sia mai. E così è stato per dieci annidi fila.
Ora, questo debito avrebbe dovuto escludere quelli del centro sociale dalla possibilità di partecipare al bando per l’assegnazione degli spazi di via San Dionigi, ma come sappiamo nei giorni scorsi è arrivato il via libera del Tar che ha accolto la sospensiva sul pagamento della tassa, consentendo così al Leoncavallo di continuare a non pagare quanto dovuto e di partecipare al bando per l’assegnazione dei nuovi spazi. Oltre il danno, la beffa. «Un oltraggio ai cittadini onesti e una nuova dimostrazione del favoritismo politico di cui questo centro sociale gode da anni grazie alla sinistra milanese», secondo il segretario provinciale della Lega Samuele Piscina e Davide Ferrari Bardile, consigliere di Municipio 4. Il punto è che, come sappiamo, quell’area dove sorgeva un ex capannone comunale va bonificata e serve un intervento da circa 3 milioni di euro per farlo. «Se il Leoncavallo dispone di milioni per nuovi progetti, allora paghi subito gli 800 mila euro di Tari arretrata invece di continuare a vivere di privilegi e impunità», hanno detto ancora i due esponenti leghisti nei giorni scorsi.
Ora, sappiamo che il Leoncavallo parteciperà al bando per l’assegnazione del capannone. E sappiamo anche che i cittadini della zona vicina a Porto di Mare, quelli che la Tari la pagano sul serio, non ne vogliono sapere di accogliere questi nuovi ‘vicini di casa’ che, dal canto loro, preferirebbero lo stabile di via Watteau dove, è proprio il caso di dirlo avevano messo radici fino allo sgombero del 21 agosto scorso. Ad ogni modo, c’è tempo fino al 5 dicembre prossimo per presentare le manifestazioni d’interesse. Pensateci un istante: oltre 700 mila tra famiglie, imprese e negozi devono pagare nel giro di una decina di giorni per evitare anche le more e chi ha occupato abusivamente può accumulare un debito enorme approfittando della sospensiva regalata dai giudici amministrativi e per giunta si può candidare ad occupare (questa volta legalmente) uno spazio pubblico perfino più grande di quello che occupava prima. Quella del Leoncavallo è una vicenda assurda sotto molti punti di vista ma che in questi giorni, con i milanesi che si preparano a tirar fuori il portafogli per saldare la Tari, appare ancora più surreale.




