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L'Fmi vola in Cina. Lunedì assemblea con i banchieri centrali

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Il meeting tratterà di politiche macroprudenziali, ma la "guerra dei cambi" è il vero tema caldo

Roberto Amaglio
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Dopo gli apatici incontri di Washington, il Fondo Monetario Internazionale ha convocato in tutta fretta una conferenza a Shanghai per lunedì 18 ottobre, alla presenza dei banchieri centrali e di altri funzionati da Asia, Africa, Europa, Nord e Sud America. L'incontro, ospitato dalla Banca di Cina, è definito ad alto livello e sulle "Politiche macroprudenziali" da mettere in campo per la stabilità finanziaria mondiale. "La conferenza di Shangai - si legge in un comunicato dell'organizzazione di Washington -, sarà presieduta congiuntamente dal governatore della Banca centrale cinese Zhou Xiaochuan e dal direttore del Fondo Monetario Internazionale Dominique Strauss Kahn. Tale conferenza fa parte dell'esame internazionale in corso delle sfide politiche poste dalla crisi finanziaria globale e mira a far avanzare le discussioni sull'incorporazione degli strumenti macroprudenziali nella più ampia architettura politica per aiutare ad conseguire la stabilità finanziaria". Uscendo dal linguaggio economico e finanziario, più semplicemente la conferenza sarà incentrata sulle tensioni provocate dalla "guerra dei cambi", ossia l'eccessiva svalutazione di alcune monete (lo yuan cinese su tutte): tale espendiente finanziario, spesso realizzato tramite un diretto intervento statale, agevola le esportazioni del Paese che tiene bassa la valuta, penalizzando le altre economie internazionali. Tuttavia dal Fmi non approfondiscono tale punto. Anzi, nell'ordine del giorno ufficiale del meeting, la "guerra dei cambi" non è menzionata.

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