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Il fisco dorme da anni (e fa pagare i soliti noti)

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I numeri dell'evasione reale, radicata al Sud, sono arcinoti. Ma invece di stangare i milioni di falsi nullatenenti, si preferisce fare le operazioni-spot a Cortina (e spremere gli onesti)

Andrea Tempestini
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«Non c'è niente di più inedito di quel che è già stato pubblicato»,  mi ripeteva il direttore del primo giornale per cui ho lavorato, costringendomi a ripubblicare notizie già messe in pagina. Aveva ragione e la prova è fornita dallo spazio che le edizioni web dei quotidiani hanno dato ieri alle dichiarazioni di Attilio Befera a margine della presentazione del nuovo redditest. «Un milione di famiglie dichiara reddito zero», era l'apertura del Corriere della Sera online; «Una famiglia su cinque a rischio evasione» quella della Repubblica. Ora, può essere che qualche lettore disattento sia rimasto stupito di fronte ai  dati diffusi dal numero uno dell'Agenzia delle entrate, ma in realtà quella di quattro milioni di italiani che al Fisco presentano una dichiarazione dei redditi senza alcun reddito è una non notizia. O, per meglio dire, un fatto risaputo, che non dovrebbe  generare sorpresa. Che ci siano milioni di persone le quali dicono di non guadagnare nemmeno un euro (e ciò nonostante riescono a mangiare, vestirsi, pagare le bollette e tenere in vita un'attività) è cosa arcinota. Tanto conosciuta che il 22 maggio di quattro anni fa, quando dirigevo Panorama, vi dedicai la copertina del settimanale mondadoriano. Ricordo che Vittorio Feltri fu a tal punto colpito che decise di ripubblicare l'articolo su Libero. I dati si riferivano alle dichiarazioni dei redditi del 2005, e a quanto vedo nulla è cambiato. Tra chi diceva  di non aver incassato nulla in un anno c'erano allevatori (quasi il settanta per cento del totale, pari a 45 mila persone su 65 mila), vivaisti forestali e produttori di birra. Ma anche avvocati,  proprietari di bar, intermediari, trasportatori, ristoratori, barbieri e titolari di istituti di bellezza. Tutti accomunati dal portafogli vuoti davanti al Fisco. Gli italiani a reddito zero risiedevano in ogni angolo della Penisola, ma erano concentrati nel Sud e nelle isole. Enna, il capoluogo di provincia più alto d'Italia, batteva ogni record: il 42 per cento delle persone che presentavano la dichiarazione dicevano di non guadagnare nulla. Tutti indigenti? Tutti disoccupati e a carico di mamma e papà oppure dei servizi sociali? Come si fa a campare senza un euro? Domande legittime, che immagino si siano fatti molti italiani ieri, vedendo scorrere sul video i dati diffusi da Befera.  Ma il problema non è che ci sia un milione di famiglie o quattro milioni di italiani che sostengono di campare d'aria e di lavorare per  puro divertimento. Il problema è: che cosa ha fatto il Fisco in tutti questi anni? Se è vero - come è vero - che le cifre sono strarisapute da almeno sette anni, perché la Guardia di finanza e i solerti ispettori dell'Erario non hanno chiesto conto a tutti i presunti poveri  del modo in cui vivono? Perché non si è accertato se è proprio vero che il settanta per cento degli allevatori (84 per cento se si considerano i mandriani che pascolano ovini e caprini) lavora senza guadagnare? Sono domande che giro agli esperti, i quali parlano tanto di lotta all'evasione, ma finora le tasse le fanno pagare ai soliti noti, non mancando però, ogni tanto, di annunciare grandi retate di evasori oppure di mettere in scena  qualche carosello ad uso dell'opinione pubblica.  L'inverno scorso, per risollevare un po' l'immagine appassita del neo presidente del Consiglio e far dimenticare la stangata appena impartita, un gruppo di esattori strinse d'assedio Cortina, fermando i conducenti di supercar. Ma non c'era bisogno di intimare l'alt agli autisti dei Suv. In Italia le auto di lusso erano, nel dicembre del 2011, poco meno di 600 mila, ma solo 117 mila erano possedute da persone che dichiaravano tra i 50 e i 100 mila euro lordi, mentre erano 72 mila quelle in mano a contribuenti al di sopra dei 100 mila. Più di 217 mila bolidi erano invece guidati (e comprati) da persone con redditi da impiegato e 118 mila addirittura da contribuenti con stipendi da operaio o pensionato al minimo. Non c'era bisogno di un blitz per chiedere a questi signori come facessero il pieno di benzina:  i nomi dei proprietari di auto sono noti e le dichiarazioni dei redditi già in mano all'Agenzia delle entrate. E allora perché non è stato fatto? Mistero.  Insomma, la lotta all'evasione è una di quelle battaglie in cui  non si capisce bene chi stia con chi e soprattutto se l'esercito  abbia intenzione di vincere la guerra oppure solo di far finta di battersi. Ora in trincea è stato schierato il redditest, un software che dovrebbe evidenziare se il reddito dichiarato dal contribuente è coerente con il suo tenore di vita. Uno strumento che dovrebbe aiutare gli agenti del Fisco ad individuare gli evasori, ma che temiamo farà danni soprattutto ai contribuenti onesti, complicando loro la vita. «Chi paga le tasse non deve essere preoccupato», rispondono gli uffici. In realtà da temere c'è molto. Basta leggere a pagina 4 l'articolo del nostro Franco Bechis per rendersene conto. In tal caso, difendersi dal redditest e dal redditometro diventa un obbligo. Per le persone per bene, ovvio. di Maurizio Belpietro

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