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Monti è una bolla: stiamo peggio di prima

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Sono rallentati tutti gli indicatori economici, l'Italia si salva solo se smonta tutte le leggi dei tecnici. Non lo diciamo noi, ma il Financial Times e analisti mai teneri con il Cav

Andrea Tempestini
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L'Italia sta peggio di prima, cioè di quando 13 mesi fa Berlusconi fu costretto a lasciare? Sì. Se Monti avesse governato diversamente, mettendo meno tasse e tagliando la spesa pubblica, oggi staremmo meglio? Altro sì. Le risposte non sono nostre, perché apparirebbero scontate in quanto noi del presidente del consiglio siamo fieri oppositori fin dalla prima ora, ma di Luca Ricolfi, sociologo e studioso di numeri oltre che esponente di quella sinistra liberal poco disposta a bersi le frottole anche se sono progressiste. Il professore naturalmente per non mostrarsi poco bipartisan e non perdere consenso tra i lettori antiberlusconiani della Stampa, aggiunge che con il Cavaliere a Palazzo Chigi sarebbe stato peggio (del resto la prova contraria non c'è), ma intanto con la scusa di volergli rendere l'onore delle armi nell'ora dell'addio, Ricolfi boccia l'ex rettore, dicendo che gli altri sono peggio ma lui ha fatto male.  Al sociologo subalpino, che pure critica la destra populista e demagogica, bisogna dar atto che negli ambienti illuminati egli è il solo a scrivere cose del genere, rompendo quel muro di conformismo che vuole Mario Monti come un alfiere disinteressato sceso dal suo cavallo alato per difendere l'Italia e salvarla dal Caimano. Tredici mesi di retorica hanno prodotto un grande bluff e un enorme danno, di cui purtroppo l'Italia si accorgerà a breve, quando si renderà conto che tutti gli indicatori economici sono peggiorati. Anche questo non lo diciamo noi, che lo scriviamo da oltre un anno e cioè da quanto il presidente del consiglio ha varato la sua manovra tutta tasse e niente tagli, ma lo sostiene l'autorevole Financial Times, cioè la bibbia degli intelligentoni che discettano di economia. Wolfang Munchau, editorialista del quotidiano inglese, rivela di aver sempre rispettato Mario Monti come commissario europeo ma di essere stato da subito scettico sulle sue potenzialità come capo di governo, denunciando l'adulazione acritica di cui il nostro primo ministro ha goduto. Secondo l'ex vicedirettore dell'edizione tedesca del  Financial Times la magia del premier ha funzionato per un po', fino a che i rendimenti dei titoli di stato sono scesi, perché gli investitori avevano un disperato bisogno di buone notizie e dunque hanno creduto nel sogno del bravo professore che rimette in riga gli alunni indisciplinati, aggiustando i conti dell'azienda Italia. «Ma l'anno di Monti è stato una bolla, che ha fatto piacere agli investitori fino a che è durata, ma ora è scoppiata», scrive Munchau, il quale aggiunge che nell'ultimo anno per il nostro paese è cambiato davvero poco, «tranne per il fatto che l'economia è caduta in una profonda recessione».  Un giudizio impietoso, accompagnato da un invito a invertire immediatamente l'austerità, smontando il lavoro di Monti. Manco fosse un affezionato lettore di Libero, il giornalista tedesco spiega che gli aumenti delle tasse ed i tagli alla spesa stanno avendo un effetto controproducente, influendo sul rapporto debito/pil e provocando un deterioramento della sostenibilità del debito pubblico.  Per l'editorialista del Financial Times il fardello fiscale  che pesa sulle famiglie italiane ha ucciso i consumi e fermato l'economia e di ciò ne avremo presto prova, appena i rilievi statistici documenteranno «gli effetti disastrosi dell'austerity». Oltre a voler fermare Monti, Munchau, che è tedesco, esorta ad opporsi alla politica europea della Merkel, spiegando che tra dare via libera ai bond  dell'Eurozona e l'uscita dell'Italia dall'euro, la Germania non ha scelta e soltanto l'esitazione di Monti ha consentito ai crucchi di evitare decisioni poco gradite agli elettori della Cancelliera. Ecco perché, conclude, il vostro premier è così popolare dalle parti di Berlino. Ma nell'articolo del Financial Times ci sono anche giudizi sulla classe politica italiana. Pierluigi Bersani  viene descritto come un vecchio arnese, appartenente all'ala più conservatrice della sinistra. Matteo Renzi è guardato con interesse, ma giudicato una bolla destinata sgonfiarsi dopo la sconfitta delle primarie. Di Mario Monti versione politica s'è detto. Resta Berlusconi, che secondo il giornalista dell'Ft non diventerà premier in quanto gli italiani ne hanno abbastanza di lui, nonostante goda di una qualche popolarità a destra. Ciononostante Munchau  scrive:  «Per quanto inutile e comico possa essere stato Berlusconi durante il suo ultimo mandato, la sua diagnosi dei problemi dell'Italia da quando se ne è andato è azzeccata». L'Italia ha bisogno di un new deal, conclude.  Ma con Monti e i suoi sostenitori ci tocca solo un new hell: un nuovo inferno. di Maurizio Belpietro

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