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Il pm su Pistorius: potrebbe fuggire I dubbi del giudice, oggi la sentenza

Il giudice deve decidere sulla richiesta di libertà su cauzione da parte dell'altleta: tutti i dubbi

Lucia Esposito
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  Il giudice ha detto sì alla libertà su cauzione per Oscar Pistorius. Alla fine ha vinto la difesa del campione paraolimpico accusato dell'omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp.  La decisione è stata motivata dal giudice Desmond Nair con un intervento in quasi due ore in cui ha spiegato che non c'è pericolo di fuga, né di inquinamento delle prove e non sussistono neppure pericoli per la società. La decisione è stata accolta da un applauso dei familiari e dei sostenitori di "Blade runner" mentre molte polemiche da parte degli amici della modella. L'udienza era cominciata in mattinata e, ancora una volta, il campione accusato dell'omicidio della sua fidanzata Reeva, ha pianto in aula. Nell'udienza al centro del dibattito, c'è stata la disabilità del campione, cioè la sua campacità di scappare con le protesi di titanio. Il duello tra accusa e difesa è andato avanti per tutta la mattinata. La procura insiste sulla tesi dell'omicidio volontario ("Non dico che l'omicidio fu programmato con giorni o settimane d'anticipo", ha detto a un certo punto Nel, ma che Pistorius "voleva uccidere"), mentre la difesa sostiene che il velocista sparò alla fidanzata - una modella 29enne trovata morta nella villa di Pretoria all'alba del 14 febbraio - attraverso la porta del bagno scambiandola per un ladro.  Pericolo di fuga Ma per credere alla versione di Pistorius, ha insistito l'accusa, bisognerebbe ipotizzare che Reeva Steenkamp non urlò o comunque fece sentire in alcun modo la sua voce. "Da ogni angolo (la si prenda), la versione di Oscar Pistorius è improbabile. E' sempre facile dare una versione quando si è l'unica persona presente", ha insistito il procuratore.   Oggi comunque la difesa, l'avvocato Barry Roux, ha ammesso il peggio: "Poichè Pistorius ha agito al di là di quello che una persona ragionevole avrebbe fatto, potrebbe essere condannato per omicidio colposo".   L'udienza è stata seguita, come nei giorni precedenti, oltre che dalla famiglia dell'atleta sudafricano (il padre Henke, i fratelli Carl e Aimee) e dal suo allenatore di sempre, Amplie Louw, l'uomo che lo ha portato alla gloria delle Paralimpiadi; c'erano però, oltre a un nugolo di giornalisti, anche alcuni amici di Reeva. La procura ha ribadito che Blade Runner "potrebbe fuggire" e che ha "il denaro, gli strumenti e il motivo" per farlo. La difesa invece ha sostenuto che il giovane non solo ha un handicap facilmente riconoscibile, ma le sue protesi hanno bisogno di un regolare manutenzione che renderebbe impossibile una fuga. Cercando di convincere il giudice, il procuratore Gerrie Nel, ha tirato in ballo il fondatore di Wikileaks, Julian Assange: "Il suo volto è conosciutissimo in tutto il mondo eppure risiede in un'ambasciata a Londra", ha osservato, arrivando a ipotizzare che l'atleta potrebbe addirittura camuffare le sembianze.  

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