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La cantonata del bacio saffico anti-Putin

Tatyana Firova e Kseniya Ryzhova

Due atlete si scambiano effusioni. I nostri giornali: gesto contro la legge sui gay. Poi la smentita: in Russia è un saluto comune

Nicoletta Orlandi Posti
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Il rilevatore del politicamente corretto era andato in tilt: si baciano sulla bocca! Tatyana Firova e Kseniya Ryzhova, due delle atlete russe vincitrici della staffetta 4X400 ai mondiali di Mosca, con la medaglia d'oro al petto, si erano scambiate «il bacio delle polemiche», come l'avevano battezzato quasi tutti i media occidentali: quell'effusione era senz'altro un gesto di ribellione contro la legge anti-gay dello zar Putin. Una presa di posizione, morbida sulle labbra ma dura nel contenuto, contro l'omofobia, contro le dichiarazioni della connazionale Elena Isinbayeva, la campionessa di salto con l'asta che aveva detto di sostenere la legge, poi si sera smentita, e dunque la polemica si stava sgonfiando, ma per fortuna era arrivato il «bacio saffico» ma dal valore tutto politico che rincuorava i benpensanti: chi vince una staffetta non può essere omofobo, deve stare dalla parte del bene.  "Era un bacio di gioia" - Ieri, la prevedibile smentita della portavoce delle presunte saffiche, con nota ufficiale della federazione russa di atletica: «Una completa stupidaggine, che non merita commenti. Era un bacio di gioia». E qui casca l'asino, cioè il profeta dei diritti umani in servizio effettivo permanente, quello che se non mette in riga un dittatore al giorno non va a dormire sereno. Per lui lo sport non è competizione, vittoria, gioia. Lui è seduto sempre sulle gradinate dello stadio delle Olimpiadi di Città del Messico, nel 1968, quando Tommie Smith e John Carlos ricevettero le medaglie alzando i pugni guantati di nero in solidarietà con le lotte delle Black Panthers per i diritti degli afro-americani. Se due russi dello stesso sesso si baciano in bocca, come fanno tradizionalmente da che Russia è Russia, la sua memoria non va a Breznev che bacia Honecker, immortalati anche da un dipinto di Dmitri Vrubel sul muro di Berlino (quello sì un atto di protesta, ma contro l'abbraccio mortale tra Urss e Ddr, non a favore dei gay…) macché, lui si accoda all'ultima moda agostana: civilizzare la Russia insegnandole i costumi sessuali occidentali, nonché la pratica di trasformare un campionato mondiale di atletica in un'occupazione in un liceo di sinistra. A dire la verità, l'indignato sportivo anti-Putin aveva avuto una vaga reminiscenza di quei baci tra uomini nell'est europeo, ma scambiati tra due donne, quali sono inoppugnabilmente Tatyana e Kseniya, e per giunta belle, ben più attraenti delle cariatidi disseminate nello spettrale socialismo reale, la cosa gli giungeva del tutto nuova. Doveva esserci un collegamento tra la loro avvenenza, il gesto saffico, la vittoria della medaglia d'oro, le leggi anti-gay e Putin. Non c'era, ma per lui doveva esserci.  Poco importa che quel bacio era alquanto pudico per essere decodificato come un attacco alla legge omofoba. Le labbra si sfiorano appena e in precedenza, a fine corsa, le due atlete si erano già baciate, ma sulla guancia. In definitiva, per puntellare la teoria di un'eclatante protesta c'erano solo questi tre elementi: un bacio sulla guancia, un mezzo bacio sulle labbra, e la stupidaggine di chi vede dietro ogni atto un intento politico, l'innesco di una protesta, la cannonata della rivoluzione. Invece, tutto era più piccolo, più bello, più normale, meno isterico, e meno provinciale. Era solo un bacio di gioia.  La legge anti-gay - Non un calcolo a lungo termine sugli orizzonti politici della Russia, ma un atto di respiro cortissimo, istintivo, per festeggiare la vittoria di una banale medaglia d'oro. Lo so, è una delusione, passare dal cielo stellato dell'impegno politico a fianco dei senza diritti, per scendere sulla pista d'atletica di una staffetta, sia pure ai campionati del mondo. Niente altruismo, solo l'egoismo di festeggiare il primo posto, con un gesto tanto naturale a un russo, quanto a noi sembra malizioso. Chi sta messo peggio, i Russi con la legge antigay, o noi che non sappiamo riconoscere un bacio? di Giordano Tedoldi

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