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Coronavirus, la testimonianza a bordo della Diamond Princess: "Sopravviveremo solo se lontani dai contagiati"

Caterina Spinelli
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Per ora sono 136 su un totale di 3.700 passeggeri, ma il loro numero è destinato ad aumentare. Sono i contaminati da nuovo coronavirus a bordo della Diamond Princess, la lussuosa nave da crociera in quarantena al porto di Yokohama, in Giappone, dove è approdata una settimana fa. Ieri il numero dei malati è aumentato di 66 unità. Una turista americana ha pubblicato sul suo account Facebook una diretta dalla sua cabina, dove, come gli altri passeggeri è confinata salvo 90 minuti al giorno, a turno, spendibili sul ponte. Il suo umore è buono, la sua voce gioviale mentre filma la frutta e i biscotti, resto della colazione, che le viene consegnata in camera, obbligatoriamente. Filma le salviette per le mani, per la faccia, per il corpo - «abbiamo scoperto che c' è un tipo di salvietta a ogni scopo», scherza - e racconta che fa il bucato da sola, nella vasca del bagno. «Siamo stati fortunati ad avere una cabina col terrazzo», dichiara, così almeno può sfuggire alla carcerazione, almeno un poco. L' aria condizionata non si può usare, ovviamente, quindi l' unica aerazione è data dall' apertura della porta finestra. La videocamera del suo telefonino riprende quindi la banchina, dove sembra che sia appena entrata in porto il pestilenziale veliero, dagli alberi rosicchiati dai topi, che dal suo castello conduceva in Inghilterra Dracula, o Nosferatu, il non morto. Spiegamento geometrico di autoambulanze. Il tunnel coperto e isolante che collega la nave con la terraferma, dove sono già passati 100 ammalati, tra passeggeri e equipaggio, portati in ospedale. Leggi anche: Coronavirus, Wuhan città maledetta: quando nel 1911 fu focolaio di un altro "virus" IL BILANCIO A bordo ci sono anche 35 italiani, che starebbero tutti bene: secondo la compagnia di navigazione statunitense Princess Cruises i nuovi infetti sono 45 giapponesi, 11 americani, 4 australiani, tre filippini, un canadese e un ucraino. L' infezione a bordo è stata portata da un passeggero precedentemente sbarcato a Hong Kong, e via via si è diffusa tra i più anziani e deboli, e a coloro che sono entrati in contatto con questi. A bordo, la psicosi da contagio è potenziata dalla quarantena, e l' equipaggio sembra perfino più allarmato dei passeggeri. La CNN ha pubblicato il video di un impiegato della compagnia di navigazione che, dopo aver ammesso che lui e molti suoi colleghi (presenti nel video con la mascherina) sono «estremamente spaventati», chiede di «segregare gli infetti dall' equipaggio», perché solo così potranno «restare vivi». L' uomo, indiano, ha anche chiesto al suo Paese di farsi carico dell' emergenza, visto che il Giappone, a suo dire, non è in grado di gestirla. Un passeggero giapponese ha appeso sulla fiancata della nave degli striscioni in cui denuncia la «grave mancanza di medicinali» a bordo. Come si dice in questi casi, la situazione è fluida, e le notizie contraddittorie: proprio come siamo abituati a vedere in certi film horror o catastrofistici, a bordo della Diamond Princess ci sono quelli (ovviamente americani) che affrontano il nuovo coronavirus con puro spirito d' avventura yankee, facendo dirette e ostentando la disinvoltura con cui vivono la quarantena; c' è il membro dell' equipaggio che dà di matto e, in una specie di attacco di panico, lancia SOS al suo Paese e alle Nazioni Unite; c' è il Giapponese stoico che con ideogrammi artisticamente dipinti orna le fiancate della nave con richieste di medicinali. ALTRI 10 GIORNI Visto che la quarantena potrebbe durare ancora un' altra decina di giorni, e forse di più, c' è da immaginare che si vedranno altre scene analoghe man mano che il numero dei contagiati, inevitabilmente, salirà. Ma già adesso, la Diamond Princess rappresenta il maggior agglomerato di contaminati da nuovo coronavirus al di fuori del territorio cinese. Una specie di condensato non solo di ammalati, che si mostrano ogni mattina fuori dalle loro cabine con le consuete mascherine per prendere aria, e sembrano i pazienti tisici della "Montagna Incantata" di Thomas Mann, come quelli immersi in un tempo che sembra immobile, ma anche un polo magnetico di paure, paranoie, psicosi, fantasie da incubo, stereotipo da film di genere in cui il mostro a bordo, non fermato in tempo, contamina la metropoli come in Zombi 2 di Lucio Fulci, con lo zombi che porta il contagio a New York. E forse la percezione è distorta non solo a bordo, dove il panico serpeggia mentre ci si misura continuamente la febbre (di nuovo, come i tisici di Mann), ma molto di più sulla terraferma. Da dove si continua a fissare la nave con un sentimento misto di paura, compassione e morbosa aspettativa. Proprio come si guarda un magistrale horror. di Giordano Tedoldi

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