Cerca
Logo
Cerca
+

Francia, conducente di un bus ucciso a calci e pugni da quattro arabi: voleva che indossassero la mascherina

Mauro Zanon
  • a
  • a
  • a

«Papà si è addormentato alle 17:30». Con queste parole Marie, 18 anni, la più giovane della famiglia Monguillot, ha annunciato venerdì la morte del padre, Philippe, conducente di autobus di Bayonne, nel sud-ovest della Francia, massacrato a colpi di pugni e calci da quattro racailles di origini arabe per aver controllato i biglietti e chiesto loro di mettersi la mascherina come tutti gli altri. «Io e le mie figlie siamo distrutte», ha detto in lacrime la moglie dell'autista, Véronique, 52 anni. Philippe si trovava in stato di morte celebrale da quando è stato aggredito, lo scorso 5 luglio, mentre era in servizio, e la sua famiglia ha deciso di lasciarlo «partire in pace». «I medici erano favorevoli, e anche noi. Non volevamo che si svegliasse in uno stato vegetativo», ha dichiarato la figlia Marie al quotidiano Sud Ouest. Mancavano pochi mesi alla pensione a quest' uomo di 59 anni appassionato di rugby e di calcio, che la mattina del dramma aveva postato su Facebook una foto del suo nuovo camping-car, pronto per essere utilizzato con Véronique e le sue adorate figlie, e che aveva aiutato la moglie a lavare i vetri della casa prima di andare al lavoro. Alla guida del trambus T1, tutto scorre liscio fino alle 19:15, quando alla fermata Balishon, quattro persone, Mohamed C., Mohammed A., Moussa B. e Sélim Z. non hanno alcuna intenzione di mettersi la mascherina per salire sull'autobus. Quando Philippe chiede il biglietto a uno di loro e invita gli altri tre a rispettare le regole, e dunque a indossare la mascherina come tutti gli altri passeggeri, si scatena una violenza fuori del comune. «È scoppiata una furiosa lite. L'autista è stato spinto fuori dall'autobus. Lì due persone gli hanno dato calci e pugni violenti nella parte superiore del corpo e in particolare alla testa», ha dichiarato durante una conferenza stampa il vice procuratore di Bayonne, Marc Mariée. I quattro uomini hanno lasciato l'autista «incosciente sul marciapiede» prima di fuggire per «rifugiarsi nell'appartamento di uno di loro», ha aggiunto il vice procuratore. Due di loro, di 22 e 23 anni, già noti alla polizia, erano stati accusati di tentato omicidio e subito incarcerati dopo i fatti. Ma ora, con la morte dell'uomo, la loro posizione si aggrava pesantemente. Oltre ai due arrestati, altri due individui tra i trenta e i quarant' anni sono accusati di favoreggiamento e omissione di soccorso. I nomi dei responsabili sono stati tenuti nascosti dalla stragrande maggioranza dei media francesi nei giorni successivi all'aggressione. E anche ieri, si faceva fatica a trovare l'identità degli aggressori che hanno distrutto per sempre una famiglia tranquilla e serena della provincia francese. È una pagina Facebook di poliziotti e gendarmi, "Page Officiel Des Instructeurs Police (APP) Formateur de la Gendarmerie:(MIP):(FO)", che per prima ha fatto uscire i nomi, pubblicando l'immagine di uno degli aggressori catturata da una telecamera di videosorveglianza. «Gli assassini dell'autista di bus di Bayonne sono quattro delinquenti dalla fedina penale lunga come il braccio: Mohamed C., Mohammed A., Moussa B. e Sélim Z. e non dei "francesi marginali" come certi giornalisti hanno provato a far credere in maniera vergognosa», si legge sul profilo degli agenti.

 

 

 

 

Alcune testate avevano scritto, inizialmente, che gli autori erano quattro punkabbestia, bianchi, franco-francesi: ma non è così. Véronique stava aspettando suo marito a casa come ogni sera: gli aveva preparato una di quelle insalate che gli piacevano tanto, poi sarebbero andati sul lungomare a mangiarsi un gelato, mano nella mano. Ma Philippe non è mai più tornato. «È una persona che aveva dei valori, delle regole di vita, e teneva molto al rispetto dell'educazione», ha dichiarato a Sud-Ouest Denis Lambert, ex collega di Philippe Monguillot. Véronique, che ieri, assieme alla famiglia, ha ricevuto la visita e il sostegno del ministro dell'Interno Gérald Darmanin, chiede delle «pene esemplari» per gli assassini del marito: «Non può essere tolta la vita a una persona perché ha fatto il suo lavoro nel modo più corretto possibile. È inimmaginabile. Ha perso la vita per una mascherina e 1 euro e 20 centesimi, il prezzo di un biglietto». Le tre figlie, Marie, 18 anni, Manon, 21, Mélanie, 24, assieme alla madre, hanno organizzato mercoledì un corteo in onore del padre che ha riunito 6mila persone. Alcuni colleghi di Philippe hanno deciso di scioperare e tornare al lavoro soltanto «dopo il suo funerale». Per riprendere il titolo del libro visionario di Laurent Obertone, pubblicato nel 2013, è la "Francia Arancia Meccanica". 

Dai blog