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Julian Assange, il Regno Unito nega l'estradizione negli Stati Uniti: "A rischio suicidio"

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La giustizia britannica ha negato l’estradizione di Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, negli Stati Uniti, a causa del rischio suicidio. I pubblici ministeri statunitensi hanno incriminato l’uomo per 17 accuse di spionaggio e un’accusa di uso improprio del computer, accuse che comportano una pena massima di 175 anni di prigione. Contro la richiesta di estradizione avanzata dagli Usa si è espressa la giudice distrettuale Vanessa Baraitser. Alla base della decisione ci sono le preoccupazioni per la salute mentale di Assange, visto che negli Stati Uniti dovrebbe stare in isolamento e sarebbe a rischio suicidio. 

 

 

 

Il giornalista, 49 anni, è accusato di aver violato "l'Espionage Act" attraverso la pubblicazione di materiale diplomatico e militare segreto nel 2010. Il caso contro di lui, infatti, si è aperto dopo  la diffusione di migliaia di documenti riservati riguardanti le guerre in Iraq e Afghanistan tra il 2010 e il 2011. Secondo la difesa, invece, Assange viene perseguito legalmente solo perché Wikileaks ha pubblicato documenti che hanno evidenziato ripetute violazioni dei diritti umani e crimini di guerra da parte delle forze armate statunitensi.

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