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Covid, ma quale pangolino? "18 mesi prima...": una strage cinese? Ecco la più pesante delle prove

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Gli scienziati di Wuhan stavano pianificando di rilasciare coronavirus potenziati nell'aria nei pipistrelli cinesi da inoculare contro malattie che "potrebbero trasferirsi agli esseri umani", almeno 18 mesi prima dell'arrivo della pandemia. I ricercatori hanno presentato un piano per rilasciare nanoparticelle che penetrano nella pelle contenenti "nuove proteinechimeriche" di coronavirus di pipistrello nei pipistrelli stessi delle caverne nello Yunnan. Lo scrive “The Telegraph”. Insomma, smontata la balla del salto di specie dal pangolino? Sembrerebbe proprio di sì...

 

 

 

Il progetto includeva anche piani per mescolare ceppi di coronavirus naturali ad alto rischio con varietà più infettive ma meno pericolose. Il piano è stato presentato dallo zoologo britannico Peter Daszak di EcoHealth Alliance, l'organizzazione con sede negli Stati Uniti, che ha lavorato a stretto contatto con l'Istituto di virologia di Wuhan (WIV) nella ricerca sui coronavirus dei pipistrelli. I documenti mostrano che il team aveva anche alcune preoccupazioni sul programma vaccinale e si legge l'esperimento avrebbe "condotto un'attività di sensibilizzazione in modo che ci fosse stata una comprensione pubblica di ciò che stiamo facendo e perché lo stiamo facendo".

 

 

Angus Dalgleish, professore di oncologia alla St Georges, Università di Londra, che ha lottato per pubblicare un lavoro che dimostrasse che l'Istituto di virologia di Wuhan (WIV) aveva svolto un lavoro di "guadagno" per anni prima della pandemia, ha affermato, scrive il Messaggero, "che la ricerca potrebbe essere andata avanti anche senza i finanziamenti". "Questo è chiaramente un guadagno, l'ingresso dei nuovi virus avrebbe migliorato l'infettibilità delle cellule umane in più di una linea cellulare", ha spiegato il professore.

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