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Joe Biden e l'Ucraina, la colpa della guerra è degli Usa: conviene più a loro che a Putin

Renato Farina
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Calma ragazzi. La Russia non l'Ucraina. Semmai, secondo una vecchia legge, chi lo desidera è chi lo prevede. Nel nostro caso siamo davanti ad un crescendo di isteria astrologica Usa, arrivata fino ad anticipare la data (il 16 febbraio) e il minutaggio come se fosse una missione Apollo in partenza da Cape Canaveral. Tra l'altro la data è impraticabile per Putin. Fino al 21 febbraio ci sono le Olimpiadi in Cina. Xi ucciderebbe con le sue mani Vladimir se gli rovinasse la festa, e non è uno scherzo. A infuocare artificialmente il clima sono pertanto - duole dirlo - americani e britannici. Per fortuna, sia pur con toni prudenti, non la prevedono e perciò non la auspicano la Germania, la Francia, tanto meno l'Italia. Scemi sì, ma così tanto no. La rottura tra Occidente e Russia a chi giova infatti se non a Biden? Del resto in linea con i programmi dei presidenti americani dem: fissare il più lontano possibile dalla madre patria i confini del pericolo, e imporre l'esportazione monopolistica di risorse strategiche agli alleati. Oggi sono due principalmente le merci più preziose da imporci forzatamente: 1) l'energia, in particolare il gas, che all'America esce dalle narici, ma non riescono a venderlo; 2) la cultura del politicamente corretto con la quale colonizzarci e che ha nella Russia una sorta di antemurales chiristianitatis. Non che Putin e i suoi sostenitori siano terziari francescani, ma non ne vogliono sapere di trapiantare a casa loro la dissoluzione della famiglia, la cancel cultur e la pseudo-civiltà gender. Insomma Biden è disposto a buttare la Russia tra le braccia della Cina, pur di tenere al guinzaglio il resto dell'Occidente. Ieri papa Francesco è stato più categorico che mai. Ha parlato all'Angelus di «notizie molto preoccupanti», ha chiesto «coscienza dei responsabili politici» e il soccorso della Madonna. Mercoledì in udienza generale, ha detto qualcosa di piú che è insieme morale e geopolitico. «Non dimentichiamo: la guerra è una pazzia!», «va contro la ragione».

 

 

 

I RISCHI PER NOI

Niente guerra, please. Se davvero la guerra Nato-Russia scoppiasse- sia pur combattuta con sanzioni drastiche, e scarso uso di cannoniere - sarebbe comunque per l'intera Europa quella che è stata la guerra di Libia per l'Italia nel 2011: un dichiarare guerra a noi stessi. Un sancire per sempre la nostra sudditanza morale e materiale dagli Stati Uniti d'America, e guadagnarci l'inimicizia assurda e suicida della Russia che la geopolitica impone - a Italia e Germania e Balcani - come partner privilegiato, essendo la via atlantica preclusa dal privilegio che la natura ha concesso al Regno Unito, alla Francia e agli Stati iberici. A essere più sofisticati e meno ancorati a vecchie idee belliche, possiamo dire che è comunque piuttosto puerile fingere che un'altra guerra non sia già in corso, ed è la guerra del gas. È l'equivalente odierno delle guerre del sale e delle spezie. Senza si muore, va tutto in malora. Per ora essa alza le bollette, non ci lascia al freddo. Se scoppia l'Ucraina, saltano le tubature. Come ci siamo trovati in questo casino? La Russia non è immacolata, resta vero che la minoranza russofona era vessata a Kiev e specie a Odessa, ma si poteva procedere per via diplomatica invece che con la forza. Dopo di che l'errore è stato dell'Occidente. In questi anni la volontà di includere nella Nato l'Ucraina è diventata un algoritmo intoccabile. Un sofisma. L'Ucraina è Europa, dunque dev' essere Nato. L'equivalenza non regge. Semmai sono la Russia e l'Ucraina ad essere Europa e non gli Usa. E la Nato in Ucraina significherebbe la possibilità di disporre per gli Usa di rampe missilistiche a trecento chilometri da Mosca. La crisi di Cuba del 1962 avvenne per le medesime ragioni, a parti inverse. Kennedy non poteva accettare la minaccia di armi nucleari deliberata dall'Urss con Castro a un passo da casa. Krusciov capì l'antifona, e qualcosa mosse pure Giovanni XXIII (e pare anche la Madonna, ieri invocata forse non a caso da Francesco). Sarebbe il caso di consentire alla Russia di respirare, di poter esercitare la sua influenza di potenza nelle aree circonvicine senza sentirsi minacciata. Proprio come per l'America nel 1962. Un atto di saggezza di Usa e Gran Bretagna accompagnato da una mossa rasserenante di Mosca e Kiev sarebbe a questo punto l'unica via d'uscita razionale plausibile. Inderogabile specie per l'Europa. Già che ci siamo occorrerebbe un trattato di pace nella guerra del gas.

 

 

 

LE SANZIONI

La Russia oggi sta ai patti, e dà all'Europa le quantità di gas come da contratto, ma ha chiuso con le vendite supplementari, proprio per l'aggressività manifestata da Biden e le ripetute sanzioni gradevoli per i russi come per gli impiccati i nodi scorsoi. Tutto questo fa alzare i prezzi, e rende la guerra del gas conveniente e per gli americani desiderabile la sua escalation, in linea con la celebre battuta del mitico Frank Zappa: «La politica in Usa è la sezione di intrattenimento dell'apparato militare-industriale», di cui la Nato è il codino scodinzolante. In questo caso per gli Usa si tratta di piazzare il GNL (gas naturale liquefatto). In situazione di pace non sarebbe concorrenziale: secondo Nomisma il costo di estrazione è tre volte superiore a quello russo. Poi ci sono le spese di trasporto. La necessità di flotte di navi metaniere e di impianti per la rigassificazione. Chi glielo fa fare all'Europa di aumentare irrimediabilmente il costo non solo del riscaldamento ma di mandare fuori mercato la propria industria manifatturiera? Ci sta un bel no a Biden. Di certo, non ci sarà alcuna invasione russa dell'Ucraina. Da qualsiasi punto di vista si esamini la faccenda. Se Mosca muovesse i suoi carri armati verso Kiev non sarebbe in grado di farsi carico dei costi economici dell'occupazione. A chi poi venderebbe il gas? Ma c'è una ragione letteralmente terra terra. Quest' anno la primavera è anticipata, il disgelo già ora rende tecnicamente impraticabile sotto il profilo strettamente tattico-militare l'invasione. Hitler lo imparò a sue spese. La sola cosa da temere è una provocazione. E la logica dice che sarebbe a stelle e strisce. Guai. 

 

 

 

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