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Nato, "4 nuovi battaglioni ad est": la mossa per "stritolare" la Russia, il rischio della guerra mondiale

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Daniele Dell'Orco
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Nella storia dell'Alleanza atlantica pochi altri giorni sono stati più significativi di questo. Tra i punti in agenda del vertice Nato di oggi a Bruxelles che potrebbe cambiare le sorti del conflitto in Ucraina, ci sono quelli a cui gli Stati Uniti tengono molto da sempre, cioè le misure da adottare nel caso in cui la Russia utilizzi armi chimiche, cibernetiche o addirittura nucleari, ma anche proposte concrete da parte di Paesi, come la Polonia, che auspicano un invio di truppe alleate in Ucraina prima possibile. In "missione di pace", ma ovviamente armate e pronte a rispondere ai possibili (inevitabili) scontri con l'esercito russo. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha respinto questa ipotesi (stessa linea del Cancelliere tedesco Olaf Scholz), ma se ne parlerà di certo.

 

 

In generale, Stoltenberg ha detto che sebbene l'adesione dell'Ucraina alla Nato «non sia in agenda» e nemmeno l'invio di truppe alleate, l'obiettivo dei leader oggi sarà quello di sviluppare strategie comuni per rafforzare il sostengo al Paese sotto attacco. La Nato secondo Stoltenberg «impiegherà un po' di tempo per prendere alcune decisioni fondamentali in materia di deterrenza e di difesa». Tra queste, ci sarà «un aumento significativo della presenza sul terreno sul fianco orientale», dell'Alleanza, destinata a durare nel lungo periodo. Ma la Nato anche nell'immediato è più attiva che mai. Ha già dispiegato otto battaglioni multinazionali su tutto il fianco orientale dell'Alleanza, dal Mar Baltico al Mar Nero. Di questi, specifica Stoltenberg, «quattro sono nuovi e vengono dispiegati in Bulgaria, Croazia, Romania e Slovacchia». Non solo. «Questi battaglioni sono già sul posto e diventeranno più integrati e operativi. Sono forze che sono in gran parte già lì».

 

 

I battlegroups raddoppiati sono formati per una parte importante da forze nazionali, cui contribuiscono direttamente gli alleati (l'Italia ha rafforzato il suo impegno in Romania). Inoltre, solo gli Stati Uniti al momento hanno già dispiegato centomila soldati in Europa in stato di «allerta elevata», insieme ai 40mila effettivi di altri Paesi alleati. E la pressione sulla Russia è elevata su più fronti: il programma Cold Response 22 prosegue, con 30mila soldati e 200 aerei provenienti da 25 Paesi impegnati in esercitazioni in Norvegia, mentre la marina americana è quella turca navigano insieme nel Mediterraneo. Su tre fronti, insomma, la Nato è più che presente. Per non parlare dei circa 3 miliardi di euro di aiuti militari già inviati direttamente all'esercito di Kiev. Intensificare gli sforzi, col vertice di oggi, vorrebbe dire attrezzarsi per i miracoli.

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