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Fabrizio Tonello avverte i governi: "In Ucraina rischio apocalisse atomica con milioni di morti"

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Nessuno vorrebbe crederci, eppure siamo a un passo da quella che Fabrizio Tonello definisce "l'apocalisse". Portando ad esempio il picco del prezzo delle pillole di iodio su Amazon, il professore dell'università di Padova ricorda che l'"apocalisse atomica da tempo bussa alle nostre porte ma noi non vogliamo sentire". Sulle colonne del Giorno, nelle settimane che vedono gli ucraini alle prese con la guerra iniziata da Vladimir Putin, Tonello si dice convinto che l'umanità sia stata molto fortunata dal 1945 ad oggi, in particolare durante la crisi di Cuba nel 1962. Ora però il mondo intero è in una fase cruciale: "Ciò che sta avvenendo in Ucraina ci ricorda che questo pianeta, con i suoi fiori, i suoi alberi, i suoi bambini che sorridono potrebbe finire in cenere".

 

 

A detta del professore la possibilità è più concreta che mai e per questo mette in guardia i governi che starebbero "dimenticando che nessuno può vincere una guerra nucleare con decine di milioni di morti nei primi minuti del suo svolgimento". Solo Papa Francesco per l'esperto si è speso contro le armi inviate in Ucraina dell'Occidente. Le stesse che Volodymyr Zelensky sta chiedendo a gran voce. "Mai come oggi - prosegue - gli interessi dei governanti e quelli dei popoli sono stati lontani, opposti, con i primi, sonnambuli, impegnati in una 'marcia della follia' verso l'abisso". E la solidarietà non deve andare solo al popolo ucraino, ma anche al popolo russo, "trascinato in un conflitto fratricida da un dittatore irresponsabile".

 

 

Da qui l'unica soluzione possibile: fermare al più presto la guerra. E chi meglio degli strateghi da poltrona e dei mediatori? "Dobbiamo opporre la dignità delle parole di pace alla barbarie della guerra", conclude ricordando che la storia ci insegna che il tempo dei dittatori è limitato, che prima o poi i popoli si ribellano. Accadrà anche a Mosca il famoso golpe confermato da tanti e smentito da altrettanti? Chissà. Certo è che coloro che hanno lasciato il Cremlino come forma di protesta nei confronti del loro presidente non sono pochi.

 

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