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Russia, la Nato, Usa ed Europa dietro i tre misteriosi incendi contro l'industria militare? Il retroscena

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Mosca protagonista della cyberguerra che va di pari passo con il conflitto in Ucraina? Sembrerebbe di sì. Almeno stando a guardare i tre ultimi e sospetti incendi che hanno visto la Russia protagonista. Non è un caso infatti che le fiamme sviluppatesi tra giovedì e venerdì abbiano preso di mira tre impianti industriali russi collegati all'industria militare. Il primo, ha visto morire sei persone, è divampato giovedì dentro l'Istituto di Difesa aerospaziale di Tver specializzato nello sviluppo dei missili Iskander. Poche ore è stata la volta degli impianti chimici di Dmitrievsky. Poi il fuoco ha colpito il complesso di Korolev, cuore dell'industria spaziale e missilistica.

 

 

 Tutte circostanze che rimandano a Europa, Stati Uniti e Nato. Da tempo per i tre una delle principali preoccupazioni è stato il finanziamento e lo sviluppo di una struttura cibernetica ucraina capace di misurarsi con quella russa. Grazie a loro - ricorda Il Giornale - è nato un vero e proprio esercito di hacker ufficialmente volontari, ma in realtà coordinati dalla rete di difesa cibernetica creata da Kiev con il sostegno internazionale.

 

 

L'ultimo attacco, quello a Tver, sarebbe stato causato da un cortocircuito. Almeno in apparenza, visto che dietro ci sarebbero gli hacker legati all'intelligence. Un bilancio, quello dell'incendio, ancora sconosciuto. Secondo il Daily Mail, il Cremlino non avrebbe diffuso il vero numero dei morti. Un giornalista locale ha infatti affermato che i morti sarebbero almeno 25, inclusi alcuni scienziati, e non sette come riferito dai media ufficiali. Inoltre al momento è ancora in corso la ricerca dei sopravvissuti intrappolati sotto le macerie. 

 

 

 

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