
Serbia, "missili HQ-22 dalla Cina": la mano armata di Putin in Europa, aria di guerra mondiale

Venti di guerra sempre più minacciosi in Serbia, il cuore filo-Putin dei Balcani e dunque dell'Europa. Mentre in Ucraina l'Unione lotta a fianco di Volodymyr Zelensky, Belgrado per bocca del presidente Aleksandar Vucic ha già espresso la propria vicinanza a Mosca, alleato strategico (economico e militare) decisivo. No alla guerra contro i russi, no alle sanzioni, nonostante la repubblica nata dalla ceneri della Jugoslavia professi la volontà di entrare nell'Ue. Una contraddizione in termini alimentate anche dalla politica bellica messa in atto in queste settimane.
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Sabato sera la Serbia ha mostrato pubblicamente il suo nuovo sistema missilistico antiaereo terra-aria HQ-22, recentemente consegnato dalla Cina tramite una dozzina di aerei da trasporto Y-20 cinesi. Non si tratta di un "caso isolato". Mosca e Cina sono partner di forniture militari principali per Vucic e nel "catalogo" in dotazione alla Serbia spiccano anche carri armati T-72, jet da combattimento MiG-29, elicotteri d'attacco Mi-35 e droni. Un arsenale che mette in allarme gli altri governi dei Balcani. Non è un caso che qualche giorno fa il presidente della Croazia Zoran Milanovic, pur impegnato nel sostegno all'Ucraina, aveva parlato di una "avventura molto pericolosa" riguardo all'ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. Tutto si tiene, tutto si intreccia: l'aumentare della pressione diplomatica, politica e militare si ripercuoterebbe inevitabilmente anche nella Regione, con la Serbia "mano armata" del Cremlino a minacciare i vicini e il resto del Continente.
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Nel 2020, ricordava Ap, i funzionari Usa avevano messo in guardia la Serbia dall'acquisto del sistema missilistico HQ-22: in caso di ingresso nell'Unione europea, infatti, Pechino si sarebbe trovata nella scomoda (per noi) posizione di dover dialogare con i possibili nemici, potendone carpire strumenti militari e segreti. Per Vucic, però, il sistema cinese è solo "un potente deterrente" contro gli eventuali aggressori. Che difficilmente, però, sarebbero i russi. "Non saremo più il sacco da boxe di nessuno". E tra Washington e Bruxelles, avranno preso nota con un brivido.
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