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Mariupol, sfregio russo a Zelensky: "Cambiato il nome alla città", come si chiama oggi

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A Mariupol è andato in scena l'ultimo sfregio russo al presidente Zelensky e agli ucraini. La neo-formata amministrazione della città sul Mar d'Azov, strappata al governo di Kiev e al Battaglione Azov dopo mesi di durissimi bombardamenti e un assedio al bunker della Azovstal diventato già storico, ha deciso di cambiare nome ripristinando quello di Zdanov, abbandonato dopo il crollo dell'Unione sovietica.

 

 



"I russi hanno cambiato l'insegna di Mariupol all'ingresso della città - si leggeva nelle agenzie venerdì -, tentando di farla sembrare scritta con caratteri russi. Lo scrive il consigliere del sindaco". La conferma arriva dagli inviati di Repubblica, secondo cui le forze occupanti russe hanno ripristinato il toponimo sovietico che era ispirato ad Andrej Zdanov, a capo della Cultura sotto Stalin e nemico giurato di artisti come Achmatova, Prokofev e Shostakovic. Dal 1948 al 1989 Mariupol portò il suo nome. E ora la storia ricomincia.

 

 

 

Nel frattempo, il sindaco ucraino Vadym Boychenko denuncia l'ennesimo orrore russo: le forze militari di Mosca avrebbero demolito 1.300 edifici residenziali senza rimuovere centinaia di cadaveri rimasti sotto le macerie. "In un primo tempo - spiega - gli occupanti hanno coinvolto i residenti di Mariupol nelle operazioni di smantellamento dei palazzi ma, quando si sono resi conto del numero effettivo di corpi che venivano trovati, li hanno immediatamente allontanati". "Il numero reale di cadaveri sotto le macerie delle case distrutte è spaventoso - scrive Boychenko -. Tra le 50 e le 100 persone sono state uccise in quasi tutti gli edifici distrutti e 1.300 palazzi sono stati abbattuti". Una verità impossibile da occultare, anche cambiando nome a questo gulag a cielo aperto.

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