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Ucraina, a cosa siamo condannati se non cessa la guerra: scenari catastrofici

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Bruno Villois
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La parità, ormai vicina, euro/dollaro è una sconfitta per l'Europa ma anche per gli Usa, rappresentando l'espressione di una politica monetaria confusa delle banche centrali di entrambi. L'attuale confusione che aleggia nei mercati finanziari è collegata a doppio filo alle banche centrali, incapaci di una linea comune, seppur differenziata, in ragione delle diverse situazioni economiche. Le trimestrali del maggiori istituti di credito statunitensi faranno comprendere se e come la recessione sta mettendo le radici, anche a causa di politiche governative e finanziarie tentennanti i cui risultati sono ormai sotto gli occhi di tutti. Le previsioni peggiori trovano spazio sui prezzi del gas e petrolio, con il secondo che viene annunciato a prezzi stratosferici, nel caso in cui i due giganti della terra, Usa e Cina, non definiranno un nuovo ordine mondiale, trovando entrambi una posizione univoca sulla Russia.

 

 

Un'inflazione dell'Occidente che arrivi a superare il 20% creerebbe le condizioni per stabilire un arretramento sociale di durata forse decennale, con conseguenze inimmaginabili. Serve subito un'idea sull'Ucraina che riallinei i rapporti tra Europa e Russia, con la Cina garante delle Russia e gli Usa dell'Europa. L'idea che serva un trilione di miliardi per la ricostruzione dell'Ucraina, peraltro fondata sull'entità del disastro in corso, deve spingere tutti verso un'azione pacificatrice. Un'Europa piegata da una crisi economica senza precedenti non potrebbe, neppure minimamente, investire sulla ricostruzione dell'Ucraina, così come è impensabile che lo faccia la Russia. Siamo arrivati, forse molto prima del previsto, al bivio.

 

 

O si ferma il conflitto e si ridà una nuova veste all'ordinamento mondiale, oppure ci si incammina verso una caduta libera delle economie mondiali, Cina e Russia comprese. I mercati finanziari parlano chiaro, gli scivoloni da inizio anno hanno ormai abbassato il valore medio dei principali 500 titoli delle borse occidentali da un minimo del 15 a un massimo del 30%. La ricchezza finanziaria di ogni tipo di persone, imprese, fondi, in assenza di novità consistenti, subirà un ulteriore ridimensionamento che manderebbe gli investimenti nell'angolo. Con i Treasury Usa in affanno. Sia l'Occidente sia la Cina pagherebbero un prezzo altissimo. Le sue ripercussioni metterebbero in forte difficolta il Governo di XI Jinping, già costantemente sollecitato per la costrizione dei diritti civili. Una recessione mondiale non tralascerebbe nessun paese industrializzato, ragione per cui è tempo di rigenerare un equilibrio che una volta definitivamente spezzato imporrebbe sacrifici impensabili. 

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