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Sergej Lavrov, la campagna d'Africa: guerra-choc, dove si sta spingendo il Cremlino

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La "campagna d'Africa" di Vladimir Putin: il Cremlino affida al ministro degli Esteri Sergei Lavrov la missione di conquistare il Continente Nero e aprire nuove relazioni anche nel mondo arabo. Tutto in chiave anti-Usa e anti-Nato e con evidenti implicazioni per la sicurezza nel Mediterraneo. Controllare l'Africa centrale e del Nord, infatti, equivale avere la mano sul rubinetto che regola il flusso dell'immigrazione clandestina verso l'Italia e l'Europa. Di fatto, una enorme arma sociale ed economica che potrebbe permettere di vincere la guerra senza smuovere un carro armato. 

 

 

 

 

Lavrov oggi è arrivato in visita nella Repubblica del Congo: è la prima volta che un ministro russo arriva nel Paese, ha sottolineato non a caso la portavoce di Lavrov Maria Zakharova. Al suo arrivo a Brazzaville il braccio destro di Putin è stato accolto dall'omologo congolese, Jean-Claude Gakosso. Il capo della diplomazia russa è giunto a Brazzaville dopo la visita in Egitto; dal Congo proseguirà il suo viaggio in Etiopia e in Uganda. Parallelamente, Lavrov ha incontrato i rappresentanti permanenti dei Paesi della Lega Araba, al Cairo, dove era in visita prima di trasferirsi in Congo per la seconda tappa del suo viaggio in Africa. Lavrov ha promesso "l'inizio di una nuova era". "Andiamo verso un vero multilateralismo - ha detto, secondo quanto fa sapere il ministero degli Esteri di Mosca - diverso da quello che vuole imporre l'Occidente".

 

 

 

 

Parole e manovre quasi ignorate dalla stampa internazionale e italiana in particolare, ma che hanno messo in allarme servizi segreti e segreterie internazionali, anche alla luce dell'asse con l'Iran, paese-chiave nello scenario del Medio Oriente (con ricadute "atomiche" pesantissime).

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