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Daria Dugina, "terrorismo di Stato": ipotesi estrema, Kiev non c'entra?

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Chi ha piazzato l'ordigno sotto l'auto di Daria Dugina, figlia di Aleksandr Dugin? Mosca si è svegliata sotto choc per quello che appare a tutti gli effetti un attentato terroristico nel cuore della Russia. La 30enne giornalista e analista politica è morta nell'esplosione sull'autostrada a una ventina di chilometri da Mosca, al ritorno da una conferenza tenuta insieme al padre al festival "Tradizioni". Non è chiaro se l'obiettivo fosse lei o l'ideologo del rossobrunismo, molto famoso anche in Italia e considerato da molti "il Rasputin" di Putin, ispiratore di molte sue politiche, invasione dell'Ucraina compresa. 

 

 



La prima pista porta proprio a Kiev. Ne sono convinti il capo della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, e l'amico della famiglia Dugin, Akim Apachev, una delle ultime persone ad avere visto Daria prima dell'esplosione. "E' ovvio che da oggi non ci sono più posti sicuri in Russia. L'unico modo per proteggerci è distruggere il nostro nemico a Kiev, Dnepropetrovsk, Kharkov, Nikolaev, Odessa e nelle altre città russe" in Ucraina. 

 

 

 

 

"Le forze dell'ordine russe stanno indagando sulla morte di Daria Dugina - avverte la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, su Telegram -. Se la traccia ucraina dovesse essere confermata, allora dobbiamo parlare della politica di terrorismo di stato attuata dal regime di Kiev". Che da parte sua rigetta ogni accusa: l'Ucraina "non ha nulla a che fare" con l'autobomba che ha ucciso la figlia di Dugin, dichiara il consigliere presidenziale ucraino, Mikhail Podolyak. "Non siamo uno Stato criminale, come la Federazione russa, e tanto meno uno Stato terrorista". 

 

 


Si fa strada anche un'altra ipotesi, quella della pista interna. Come sottolineato da Marta Ottaviani, giornalista del Corriere della Sera in collegamento con Sky Tg24, potrebbe essere anche una questione interna, una sorta di regolamento di conti per la "supremazia" nella cerchia ristretta del Cremlino. Peraltro, se in Occidente Dugin è visto da molti come il consigliere-principe di Putin, molta parte dell'opinione pubblica russa lo considera invece una figura di livello più marginale, proprio a causa delle sue idee "troppo radicali", e proprio per questo sarebbe stato "emarginato" dal presidente che non gli ha mai dato alcun incarico ufficiale. 

Resta una certezza: l'attentato della Dugina "è collegato alle attività professionali del padre", come sottolineato dal senatore russo Vladimir Dzhabarov, secondo quanto riferisce l'agenzia Ria Novosti. "Molto probabilmente è dovuto alle attività professionali di Dugin, non ha attività di business" e potrebbe essere correlato agli "eventi ucraini".

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