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Putin "resta al suo posto". E Papa Francesco... fine guerra: svolta clamorosa?

Maurizio Stefanini
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«La regione di Donestk continua a essere l'epicentro della maggior follia degli occupanti: muoiono a centinaia tutti i giorni. Il suolo di fronte alle posizioni ucraine è letteralmente coperto dai corpi degli occupanti», ha detto Zelensky nel suo ultimo discorso notturno. «Un po' per volta, stiamo avanzando». C'è un ovvio margine propagandistico, ma quel che dice il presidente ucraino sembra confermato da un lato dall'indiscrezione sul rapporto dei Servizi russi che avrebbe riferito a Putin di oltre 100.000 caduti; dall'altro da una lettera di membri della 155esima brigata della flotta russa del Pacifico proprio dal fronte di Donetsk.

«Ancora una volta siamo stati gettati in una battaglia incomprensibile dal generale Muradov e da suo cognato Akhmedov», «come risultato dell'offensiva attentamente pianificata dai grandi comandanti abbiamo perso circa 300 uomini, morti e feriti, negli ultimi 4 giorni», denuncia il testo: presumibilmente inviato a un governatore regionale, ripubblicato da un importante blog militare russo e ripresa dalla Cnn. Anche il vicegovernatore filo-russo di Kherson ha riconosciuto la «superiorità numerica delle Forze Armate dell'Ucraina», pur garantendo che i militari russi starebbero «respingendo tutti gli attacchi». L'intelligence britannica riferisce anche di strutture difensive del tipo "denti di drago" poste attorno a Mariupol. E The Moscow Times titola su «dozzine di coscritti russi appena mobilitati» che «si arrendono nel Luhansk».


CHI VINCE NON TRATTA
Insomma, gli ucraini ritengono di stare vincendo, e pensano che le armi antiaeree in arrivo verranno a capo del colpo di coda russo a base di bombardamenti sulle infrastrutture per lasciare i civili senza luce e acqua. Per questo, a Kiev rispondono in modo secco alle notizie che Washington vorrebbe aprire trattative con Mosca: evidentemente fatte filtrare apposta per iniziare a preparare il terreno. «Nessuno sta forzando l’Ucraina a intraprendere un negoziato infruttuoso o nell’accettare ultimatum della Russia», ha detto in particolare Mikhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista a Radio Svoboda.

 

 

Secondo lui, appunto siccome l’Ucraina sta vincendo, non avrebbe senso sedersi a un tavolo per negoziare la pace. Dunque, l’Ucraina accetterà di trattare solo dopo che la Russia avrà ritirato le sue truppe da tutti i territori ucraini, compresi quelli occupati dal 2014. Anche il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino Oleksii Danilov insiste che la «principale condizione» per la ripresa dei negoziati con la Russia «è il ripristino dell’integrità territoriale» dell’Ucraina, come ha spiegato in un tweet. In mattinata era stato il viceministro degli Esteri russo Andrey Rudenko ad aprire uno spiraglio sulla possibilità di avviare le trattative. La Russia, ha detto Rudenko citato dall’agenzia Interfax, «non pone condizioni preliminari» per dare il via ai negoziati, «tranne che Kiev dimostri buona volontà». La stessa Tass ha fatto intravedere un ruolo di Papa Francesco come mediatore, spiegando che la diplomazia vaticana starebbe lavorando a una soluzione «per contribuire alla fine del conflitto in Ucraina». «La posizione personale del Pontefice e il lavoro della sua diplomazia mirano ad aiutare e contribuire alla fine del conflitto in Ucraina: questo è l'obiettivo degli sforzi di Francesco», sottolinea la fonte (anonima) citata dalla corrispondente a Roma dell'agenzia di stampa russa. Rudenko ha però smentito l'indiscrezione del Wall Street Journal secondo cui sarebbero in corso colloqui tra la Casa Bianca e i consiglieri per la sicurezza di Vladimir Putin.

 

 

LA SUCCESSIONE
Era stato anche Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, a confermare di aver aperto linee di comunicazione con Mosca per scongiurare una escalation nucleare. «Lo abbiamo fatto quando è stato necessario chiarire potenziali malintesi e cercare di ridurre i rischi e ridurre la possibilità di catastrofi come il potenziale uso di armi nucleari». In realtà, sempre più analisti iniziano a ritenere che il problema sia più complesso, e che la paura nucleare sia un modo per nascondere il problema vero del vuoto di potere che si potrebbe creare a Mosca se un disastro militare provoca la caduta di Putin. Insomma, bisogna trovare un modo per punire abbastanza Putin da scoraggiare per il futuro qualunque altro tentativo di ripetere una cosa come l'attacco all'Ucraina. Ma non abbastanza da farlo cadere. E se non fosse già abbastanza difficile così: facendolo pure accettare agli ucraini! 

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