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Sallusti contro Trudeau: travestito da nero e utero in affitto e ci dà lezioni?

Alessandro Sallusti
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Al vertice G7 in corso in Giappone Giorgia Meloni è stata avvicinata dal premier canadese Justin Trudeau che pare l’abbia rimproverata privatamente per le politiche Lgbt, in particolare per la mancata liberalizzazione della pratica dell’utero in affitto. Già, perché Trudeau, dopo aver liberalizzato la vendita e l’uso delle droghe leggere ha legalizzato pure l’utero in affitto trasformando il Canada in un super market internazionale frequentato da clienti che arrivano da tutto il mondo per comperare bambini freschi di giornata.

 

 

 

Le cronache raccontano di una Meloni per nulla scossa, il suo parere sulla questione è noto e chiaro: l’utero in affitto è una pratica abominevole che mortifica le donne, snatura il concetto di paternità e maternità, quindi parliamo di una pratica illegale come del resto ha stabilito anche una recente sentenza della corte costituzionale.
Domanda: ma perché proibirla in Italia che se si va in Canada, o in alcuni stati americani, si torna a casa con il pupo? Che facciamo, lo sequestriamo in dogana come corpo del reato? No, certamente questo non è possibile, lui non ha colpe rispetto alla scelleratezza di una madre naturale che l’ha avuto in grembo e poi venduto e di due signori che rivendicano entrambi un diritto che non esiste in natura, quello appunto di avere un figlio.

 

 


Ma checché ne dica Trudeau – uno che ha rischiato il posto perché beccato a una festa travestito da uomo nero e che ora vuole darci lezioni di politicamente corretto - la posizione della Meloni non cambierà perché ci sono principi che vanno difesi a prescindere dalla possibilità di farlo, quindi nessuna apertura, detto che il bimbo comperato avrà gli stessi diritti di tutti gli altri, come quelli rimasti orfani di un genitore o figli di madre single (la legge per questo già prevede figure legalmente riconosciute quali patrigno e matrigna). Questo però non basta a chi pretende di vivere in una società liquida senza identità, cioè in un mondo virtuale. Non è questione di lana caprina, come potrebbe apparire, qui stiamo parlando della sostanza della nostra civiltà – la maternità naturale- che verrebbe scardinata se al posto di Giorgia Meloni un domani dovesse esserci Elly Schlein. Elettori avvisati mezzi salvati.

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