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Parigi si sottomette all'Islam: alcol vietato alle Olimpiadi 2024

Andrea Morigi
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Vietate le bevande alcoliche ai Giochi Olimpici di Parigi del 2024. E così va allargandosi impercettibilmente in Francia il perimetro della sottomissione all’islam. Lo stop al pastis, alla birra e perfino alla cervogia, senza parlare di vino e champagne è una tappa di un processo culturale. È il segno che il peso politico si è spostato. La memoria del monaco benedettino Dom Pérignon, così come l’eredità dei grandi produttori vitivinicoli che hanno fatto la storia dell’agricoltura e del paesaggio francesi, non contano più nulla, mentre le insegne del potere sono state trasferite a entità che nulla hanno a che fare con il territorio d’Oltralpe.

 

 

 

PROCESSI CULTURALI

Se l’anno prossimo, allo Stade de France, non ci si potrà più concedere nemmeno un sorso, sarà da considerare una vittoria implicita per la legge coranica. I musulmani sono penetrati nei meccanismi che formano gli usi e i costumi della società occidentale e li hanno piegati ai loro ritmi tribali. Benché, militarmente, fossero stati sconfitti il 13 novembre 2015, giorno degli attentati al Bataclan, proprio impedendo a un kamikaze dello Stato islamico di farsi esplodere all’interno dell’impianto sportivo, i fondamentalisti possono a buon diritto (islamico) festeggiare un risultato: l’alcol è bandito tanto a Parigi quanto a Raqqa ai tempi del Califfato «in tutti i luoghi di attività fisica e sportiva», secondo quanto prescrive una legge riesumata dal 1991, che fissa le regole per la pubblicità e il consumo di bevande alcoliche. Alcuni impianti dedicati al rugby in realtà riescono a derogare, consentendo bevande alcoliche per il loro pubblico. Gli organizzatori della Coppa del mondo di rugby 2023 utilizzeranno la deroga che consente ai sindaci di autorizzare, fino a 10 volte all'anno e per una durata di 48 ore il consumo di vino o birra nell'ambito di impianti sportivi, quali lo Stade de France o il Velodrome di Marsiglia.

Ma ormai nelle refezioni scolastiche d’Oltralpe si mangia ormai cibo halal e introdurvi una fetta di prosciutto sarebbe reputato un gesto da annoverare fra i peggiori crimini razzisti. E guai a chi osasse mettere in discussione l’opportunità di far indossare il velo alle donne. La settimana scorsa era in visita a Parigi il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, il quale, dopo aver utilizzato 650 miliardi di dollari del fondo sovrano del suo Paese per acquistare squadre di calcio e giocatori come Cristiano Ronaldo, oltre che per influenzare il golf mondiale, secondo il Financial Times sta tentando di aggiudicarsi la sede di Expo 2030, all’interno di uno sforzo complessivo per accrescere l’influenza del regno.

 

 

 

QUOTE DI CONTROLLO

Gli fa concorrenza l’Oryx Qatar Sports Investments, proprietaria della squadra di calcio del Paris Saint-Germain, guidata da Nasser Ghanim Tubir Al-Khelaïfi. Obbediscono all’emiro di Doha, loro signore e padrone, esattamente come la tv panaraba Al Jazeera. Ma la famiglia Al Thani preferisce di gran lunga la Francia, dove da decenni le istituzioni dell’Emirato godono di privilegi fiscali quantificabili fra i 150 e i 200 milioni all'anno. Per questo motivo forse saranno disposti a chiudere un occhio a favore dei tifosi Vip ai quali sarà riservato un menu «comprendente champagne all'arrivo degli invitati e servizio al bar con vino e birra». Quel trattamento allo Stade de France costa 4.900 euro più IVA a persona per assistere con una coppa di champagne in mano - alla finale dei 100 metri maschile il 4 agosto 2024. E fra il pubblico, magari ci sarà anche qualche sceicco.

 

 

 

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