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Mondiale di ciclismo rovinato dagli ultrà-ambientalisti: il più codardo dei blitz

Federico Danese
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Non serve coraggio a protestare per il clima. Il coraggio è scegliere gli obiettivi giusti e gli eco -terroristi li sbagliano sempre. Nel giorno del Gran Premio di Gran Bretagna, invece di sdraiarsi in pista a Silverstone che sarebbe stato spudorato ma coraggioso, hanno bloccato il Mondiale di ciclismo per quasi un’ora attaccandosi alla strada. Una scelta assurda che nemmeno Ionesco avrebbe mai portato sul palco. Attacchi le bici, l’unico sport che non inquina perché ammiraglie e bici al seguito sono nulla, perché i tifosi spesso sono costretti a muoversi a piedi. Ignori il Motomondiale e pure la Formula 1. Perché citiamo Verstappen, Hamilton, Bagnaia, Espargaro e compagnia?

 

 

Basta ascoltare come si sono giustificati un paio di manifestanti arrestati dalla polizia scozzese: «Il fatto che INEOS sia stato autorizzata a sponsorizzare una squadra nella corsa intorno alle Campsie Fells (devastate dagli incendi il mese scorso, ndr) è una vergogna e un insulto sia alla comunità ciclistica che al popolo scozzese. Il tempo è essenziale e dobbiamo agire di conseguenza». E ancora: «L’UCI (il Mondiale di ciclismo su strada in corso in Gran Bretagna, ndr) permette ad un’azienda petrolchimica di schierare una squadra dimostrando di non avere una reale voglia di prendersi cura delle persone. Scendo in campo per sottolineare questa ipocrisia e lottare per un futuro migliore».

INEOS, il colosso petrolchimico guidato da Jim Ratcliffe che è uno degli uomini più ricchi al mondo. Ma anche lo sponsor della squadra più ricca nel World Tour anche se non vince più come un tempo. E partner, ma pure socio con una quota importante, della Mercedes per rafforzare la quota britannica all’interno del team.

 


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Ce l’hai con loro? Inscena la protesta nel mondo della F1, che potenzialmente ha anche più pubblico del ciclismo. Oppure attacca l’America’s Cup, di cui il colosso è stato sponsor appoggiando l’imbarcazione britannica due anni fa. Potevano fare mille cose e invece hanno scelto un tratto di campagna attraversato dal gruppo a quasi 200 km dal traguardo. Il gruppo ambientalista “This Is Rigged”, che poi ha rivendicato la responsabilità, ha mandato alcuni dei suoi attivisti a sdraiarsi sulla strada bloccandosi sul terreno e prima di portarli via sono passati quasi 50 minuti. Corsa bloccata, il Mondiale è andato avanti lo stesso ed è stato anche spettacolare. Ma loro sono gli stessi che ad aprile avevamo imbrattato di rosso l’edificio del Parlamento scozzese, allora con due arresti.

PRECEDENTI
Non è nemmeno la prima volta che il ciclismo finisce in mezzo negli ultimi dodici mesi. Un anno fa durante la diciannovesima tappa del Tour che arrivava a Mégeve, sette ecologisti si erano messi in mezzo alla strada bloccando il nostro Alberto Bettiol che era in fuga e il gruppo dietro di lui. Interruzione molto più breve di questa volta, solo una decina di minuti, e di recente sono stati condannati dal tribunale penale di Auch ad una multa di 500 euro a testa, con sospensione della pena. Lo scorso maggio, durante la Bra-Rivoli del Giro d'Italia, tre aderenti a “Ultima Generazione” hanno provato a fermare la corsa, ma sono stati saltati in carrozza dagli uomini in fuga e poi spostati dall’organizzazione. Molto più eclatante, quello che è successo a Stoccolma durante la Golden League qualche settimana fa. Sul rettilineo dei 400 ostacoli maschili alcuni attivisti si sono inginocchiati a pochi metri dal traguardo esponendo uno striscione che ha coperto le corsie. Carsten Warholm era appena passato e ha vinto, gli altrui compreso Alessandro Sibilio che era secondo, si sono praticamente fermati. 

 

 

 

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