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Indi Gregory, respinto l'appello: "Lunedì distacco delle macchine"

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E' stato respinto l'appello dei genitori e negato il ricorso alla Convenzione dell'Aja per il trasferimento in Italia di Indi Gregory, la bambina britannica di otto mesi affetta da una rara malattia genetica. E' stata fissata per lunedì la nuova scadenza per il distacco delle macchine che attualmente la tengono in vita all'ospedale di Nottingham.

La notizia è stata condivisa dall'account X della onlus Pro Vita & Famiglia, che in questi giorni ha seguito gli sviluppi della vicenda dal lato italiano. "È stato respinto l'appello presentato per chiedere che Indi Gregory venisse portata a casa, lunedì procederanno con l'estubazione. Sono però stati attivati diversi canali e si sta lavorando a un nuovo percorso per cercare di salvare la bimba. Confidiamo ancora in un accordo", ha affermato Simone Pillon, avvocato della famiglia della neonata intervenuto a ZTL su Radio Giornale Radio. "La nostra Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha chiesto chiarimenti alla sua omologa britannica in relazione alle modalità con le quali vengono gestiti casi come questo, chiedendo quindi come pensano di conciliare il mantenimento dei supporti vitali con il rischio di cure di accanimento terapeutico, salvaguardando il diritto alla vita della minore - ha aggiunto Pillon -. Stanno arrivando un po' di interrogazioni su questo tema, è importante nella speranza che qualcuno a Londra si accorga che la strada intrapresa potrebbe essere modificata". 

 

 

La premier Giorgia Meloni aveva formalmente chiesto al Regno Unito il trasferimento in Italia di Indi sulla base della Convenzione dell'Aja del 1996. In una lettera indirizzata al segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, Alex Chalk, il presidente del Consiglio ha spiegato che il trasferimento in un "importante ospedale pediatrico" in Italia è "nell'interesse della bambina: non le causerà alcun dolore, come assicurano i nostri medici, e le darà solo un'ulteriore concreta opportunità di vivere una vita dignitosa. Spero possiate accogliere questa mia richiesta, in tempo per consentire a Indi di accedere a questa possibilità, nello spirito di collaborazione che da sempre caratterizza i rapporti tra i nostri due Paesi", ha aggiunto. 

"Claire e io siamo ancora una volta disgustati da un'altra decisione unilaterale dei giudici e del Trust. Il mondo intero sta guardando ed è scioccato da come siamo stati trattati", ha commentato Dean Gregory, padre della bimba. "Questo sembra come l'ultimo calcio nei denti. Non rinunceremo a lottare per la possibilità di nostra figlia di vivere fino alla fine". "Claire ed io - sottolinea - abbiamo sempre desiderato ciò che è nel migliore interesse di Indi. Lei ha diritti umani e volevamo che ricevesse le migliori cure possibili. Se il Regno Unito non ha voluto finanziarlo, perché non può andare in Italia e ricevere le cure e l'assistenza che lo straordinario primo Ministro e il Governo italiano hanno offerto?". 

È programmato per domani il ricovero in un hospice della bimba, 8 mesi appena. Il governo Meloni ha concesso la cittadinanza italiana per consentirle di essere portata a Roma, al Bambin Gesù. La Corte inglese ha rimandato la decisione a lunedì in merito al distacco dei macchinari. "Siamo distrutti, domani la porteranno in quell'inferno", dice sconvolto Dean a LaPresse e "il suo arcobaleno si spegnerà per sempre. Sono disperato e arrabbiato", perché "quella che hanno fatto oggi è una cosa troppo malvagia". 

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