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Windsor a pezzi? Indiscrezioni: la mossa a sorpresa di Harry e Meghan

Ginevra Leganza
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Da Lady Macbeth a Lady Meghan. Ed ecco. Oggi che Harry pare voglia tornare a casa sua, a Londra, ecco che il bel principe ha tutta l’aria d’un ranocchio. O, come dire, d’una rana che si porta appresso il suo fascinoso scorpione. Perché Lady Meghan, manco a dirlo, è la principessa che punge. Colei che è incapace di starsene zitta, ferma, buona, come protocollo imporrebbe. La moglie che è sempre fuori posto, l’americana della situazione sempre a un passo dall’agitare la coda e andare giù – lei con lui, lui con lei – come la rana con lo scorpione.

Ed è l’eterna storia della dark lady o, meglio, della dark wife. E quindi della vita che ti scegli, della donna che ti sposi. Della “diletta” che ti distoglie da casa tua. E sarà per il padre, vecchio e malato, o sarà forse per il fratello che – memore delle marachelle – saprà chiudere un occhio, anzi due. Sarà insomma tutto un fatto di sangue e suolo a spingere Henry detto Harry – il cadetto Mountbatten-Windsor, duca di Sussex, monarca di Netflix e Prime – a far ritorno a Londra. A tornare quindi nella sua perfida Albione, dal suo vecchio padre, a casa sua. In quell’isola rigida, frigida, elegante ma troppo distante da Montecito, e dunque dal mondo di Lady Meghan e dalle serie tivù. Proprio in California duca, duchessa e duchini – Harry, Meghan e i due figlioletti – s’erano infatti rifugiati, ovvero esiliati, per eludere protocolli e impegni ufficiali. E proprio da lì, dalle spiagge e dai divanetti color pastello, avevano scagliato dardi al veleno in direzione Westminster.

AMORE E ODIO
Libri, j’accuse, documentari (o, se preferite, docu-lamentari: filmini di pianti e stridori di denti), e poi ancora: chiacchierate con Oprah Winfrey, accuse di razzismo, tacce di violenza al fratello William. Da lì – da quelle casette, prima in Canadà, poi sulla West Coast – i due Sussex avevano così lanciato accuse al sangue (blu) e maledizioni al suolo (d’Albione), secondo un’antica ricetta di rami cadetti pericolosi (vedi Duca d’Aosta) e di mogli alloctone assai insidiose. Mogli che, quand’è così, non sono come “i buoi dei paesi tuoi”, ma sono spesso come lo scorpione. Perché a parte l’archetipo della “americana della situazione” – e cioè Wallis Simpson che determinò l’abdicazione di Edoardo VIII e lo scontro fratricida con Giorgio VI – la storia delle monarchie ricorda pure Penelope Smith, l’irlandese che mise in fuga Carlo di Borbone. Carlo cadetto, principe di Capua, che per follia d’amore – e matrimonio morganatico – creò un insopportabile imbarazzo al fratello, il re Ferdinando II. Storie antiche di figli maggiori e fratelli minori, di eredi al trono e scapestrati cadetti, di cronaca rosa e donne un po’ nere. Da Lady Macbeth a Penelope Smith. Dall’immancabile Wallis Simpson sino alla nostra Lady Meghan, bella e sbracata. E insomma il fatto è che oggi, per il decimo anniversario degli Invictus Game, i Sussex potrebbero rientrare a Londra per non andare più via.

SPIFFERI
Speculazioni, direte, le solite chiacchiere. Non è da escludere, tutto è possibile. Anche se a sostenerlo, stavolta, è una massima autorità delle cose reali, l’ex maggiordomo Grant Harold. Sicché, all’ipotesi, esultano i continuisti monarchici (che un po’ ci assomigliano): Viva il re, evviva il principino. Come pure dissentono gli altri – abbasso il principe, abbasso il re – e cioè i ribelli che già si beavano di sapere Harry avverso all’anticaglia del blasone (quelli che, per intenderci, erano già fan dell’unica donna al mondo – Mamma Diana – in pari misura banalissima e affascinantissima). In ogni caso, pro o contro il gran ritorno, c’è un elemento qui che come dicono gli inglesi pare proprio il game changer. Il punto di svolta della favola bella. Ed è giusto l’americana della situazione. È quest’erede di Wallis Simpson che – sempre in punto di favole – è come lo scorpione che dalle Americhe migra sul dorso del principe-ranocchio. È la dark lady, sia pure un po’ sciatta ma shakespeariana, che riaccompagna il cadetto a Londra. Che torna in patria con lui, a casa sua, nel castello già abitato dalle Diane e dalle Anne Bolene. Dalle donne talvolta affascinanti, talvolta banali, che non hanno frenato la propria natura. Che hanno punto i principi con la coda. Causando scismi, ghigliottine, divorzi. Terremoti.

 

Certo è che un ritorno in patria, come un ritorno all’ordine, pare difficile insieme a una donna sinuosa e velenosa. Tanto più ora. Ora che la famiglia reale non è mai stata così fragile, con tutti i suoi pilastri che – dopo il “ponte di Londra”, e cioè Elisabetta II – scricchiano anche loro. Quasi vengono giù. Con la principessa di Galles, Kate, a riposo dopo un’imperscrutabile malattia (forse riprenderà gli impegni dopo Pasqua), re Carlo III malato di cancro alla prostata e la fida Camilla a pezzi non meno di Harry, costretta a sospendere gli impegni e prendersi una vacanza insieme ai nipoti, vicina al suo sangue, lontana dal suolo. Non ultimo, poi, la scorsa settimana anche il suicidio di Thomas Kingston, cugino acquisito del re. E dunque si capisce che un ritorno in patria di Harry, accanto alla sua duchessa, ha tutta l’aria del colpo di grazia. Ed è un ritorno rischioso, adesso, con una dama un po’ sciatta sì ma inevitabilmente shakespeariana. Lady Meghan o Lady Macbeth, dal Globe alle serie tivù. Come una minima variazione di nome e di tono in questo romanzo moderno che è il Rosa e il Nero. 

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