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Russia al voto, Putin e le urne trasparenti: "Cosa c'è scritto sulla scheda"

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Che le elezioni presidenziali in Russia fossero una farsa era noto a tutti. Ma sono comunque impressionanti i resoconti dalle urne a Mosca e dintorni. Cronache da un regime, con la conferma di Vladimir Putin talmente certa da far sembrare tutto l'impianto scenico "democratico" studiato dal Cremlino come una surreale celebrazione dello Zar. 

Un esempio? Quello riportato da Repubblica, che parla di una "scheda elettorale, non piegata" che "resta in bella mostra nell'urna trasparente al centro della palestra della scuola numero 1799, a Sud della Moscova, diventata seggio per tre giorni". La casella spuntata accanto al nome "Vladimir Vladimirovich Putin" è visibile a tutti, non solo agli elettori in fila. I box, per dirne un'altra, sono senza tendine. Alla faccia della privacy e del voto segreto. 

 

 

 

Dopo lo stillicidio di rivali esclusi dal voto (e la morte del vero nemico interno, Alexei Navalny), il regime ha concesso l'atto di presenza a 3 sfidanti: il deputato 75enne Nikolaj Kharitonov (arrivò secondo nel 2004) per i comunisti, il nazionalista Leonid Slutskij per il Partito liberaldemocratico e l'unica novità, Vladislav Davankov, 40 anni, che corre per Novye Ljudi (tradotto: Gente nuova), il vero favorito per... arrivare dietro a Putin.

 

 

 

L'istituto indipendente Levada prevede un 80% di voti per il presidente, anche se la vera sfida è quella dell'affluenza che le autorità sperano essere alla fine superiore al 70% registrato 6 anni fa. Sarebbe un segnale di buona salute per il potere. In questo senso, il Cremlino si è attivato per "gonfiare" i numeri attraverso app che geolocalizzano la posizione dell'elettore (invogliandolo, per così dire, a recarsi al seggio), la spalmatura delle operazioni di voto su 3 giorni e il voto online, di cui lo stesso Putin è stato testimonial.

 

 

 

Le poche voci delle opposizioni, quasi tutte in esilio, parlino ovviamente di dati manipolati e costrizioni. Non sono mancati ieri casi di tensione e nervosismo ai seggi, o di veri e propri atti ostili al regime (dal lancio di molotov a San Pietroburgo alle urne bruciate) ma per ora l'appello della vedova di Navalny a recarsi al voto tutti alle 12, il cosiddetto "Mezzogiorno contro Putin", non pare aver fatto presa su quella fetta di elettorato contrario al presidente.

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