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Argentina, effetto Milei: giù l'inflazione e deficit azzerato, ma crescono anche i poveri

Maurizio Stefanini
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«De la motosierra a la liquadora», dalla motosega al frullatore: così vari media hanno commentato i primi risultati del governo di Javier Milei. In particolare il fatto che per la prima volta dal 2012 il Ministero dell’Economia ha annunciato la presenza di un surplus fiscale. Si è cioè raccolto più di quanto si è speso, cosa che in Argentina era accaduta in pochissime occasioni: non solo si è così arrivati al deficit zero in soli due mesi, ma a gennaio c’è stato un avanzo da 580 milioni di dollari, e a febbraio di 1,45 miliardi. I bond e le azioni argentine sono in rialzo, il dollaro libero (o “blu”) si è stabilizzato, e anche il cosiddetto “rischio paese” – indice che mostra la fiducia nella capacità di uno Stato di ripagare il proprio debito – è al livello più basso da due anni.

Anche sul fronte internazionale, Milei è in rialzo. Da una parte col suo viaggio a Roma ha incassato sia l’invito di Giorgia Meloni per il G7, sia una riconciliazione per lo meno simbolica con il Papa. Dall’altra, col suo viaggio in Israele e il suo impegno a favore dell’Ucraina ha raggiunto una imprevista sintonia con Biden, malgrado la sua apparente maggior vicinanza con Trump, e anche l’investimento che Biden aveva fatto su Lula. Ma il Lula di questo terzo mandato è molto più radicalizzato in senso anti-occidentale che non nei suoi primi due mandati, di segno pragmatico e moderato. Si dice che sia per via del suo consigliere Celso Amorim e della sua ultima moglie Janja; ma continua a andare tra aperture di credito a Maduro, insulti a Israele, abbracci con Putin e l’Iran.

 

 

 

IL MATTO AFFIDABILE

«Insomma, per la Casa Bianca è meglio il “matto” argentino, che ha già inviato in Ucraina due elicotteri multiuso Mi-171E ed ha detto che intende organizzare un vertice dei paesi dell’America Latina in sostegno dell’Ucraina. Ovviamente, non tutto può andare liscio. A parte il fatto che il Congresso continua a bocciare le sue proposte di legge, il surplus fiscale è stato ottenuto appunto con una politica di tagli drastici che era stata annunciata, all’insegna del “no hay plata” (“non ci sono soldi”, ndr), e che si spera possa essere presto compensata dalla ripresa dell’economia.

Nel frattempo, però, le botte si sentono. Ovviamente, la gran parte del giornalismo internazionale non prende troppo bene la improvvisa chiusura della agenzia di stampa statale Telam: una Ansa locale che aveva una sua storia e una sia clientela, ma che a parte i costi secondo Milei negli ultimi decenni si era «trasformata in uno strumento di propaganda politica del kirchnerismo». Lo ha detto nel suo primo discorso alle camere riunite per l’inaugurazione dell’anno legislativo, presentando una serie di misure che hanno come obiettivo una significativa riduzione della spesa pubblica. Più incisiva, ai sensi del consenso interno, il fatto che la povertà sia aumentata di quasi 8 punti da dicembre, arrivando a un 57,4% che è il massimo dalla crisi del 2001 (quando andò al 65,5); e sempre più famiglie abbiano così bisogno di aiuto per sopravvivere. Peraltro, corrisponde al quasi 56% che ha votato Milei al secondo turno presidenziale.

 

 

 

I NUMERI DEI TAGLI

Eliminare la metà del valore del peso rispetto al dollaro ha tagliato del 38% le pensioni e del 27% gli stipendi pubblici, principale spesa dello Stato. I sussidi sono stati tagliati del 64%, e i lavori pubblici dell’86%. Tra novembre e dicembre l’inflazione è raddoppiata, raggiungendo il 25,5% mensile a fine anno. Però a gennaio è scesa del 20,6: per Milei segnale che si è sulla strada giusta. A febbraio è calata ulteriormente, al 13,2%, anche se è tuttora la più alta del mondo. Ovviamente, i prezzi scendono anche perché le persone non hanno più abbastanza soldi da spendere: le vendite al dettaglio sono diminuite del 26,8% nel mese di gennaio, e il consumo di massa del 18,5%. L’Fmi dopo aver previsto a ottobre una crescita del 2,8% per il 2024, a fine gennaio ha cambiato segno da positivo a negativo, stimando l'economia argentina si contrarrà invece del 2,8%.

Lo stesso elettorato di Milei avverte il colpo, ma nei sondaggi si dicono ancora speranzosi di vedere un miglioramento in capo a qualche mese. Il presidente ha indicato che sta lavorando a «un meccanismo di assistenza», creando però sistemi di distribuzione diversi rispetto a quelli che erano gestiti dal kirchnerismo per fare clientela. Così ha smesso di inviare cibo alle mense dei poveri, ma ha raddoppiato l’assegno per i figli e aumentato del 50% la tessera alimentare. Nel mese di febbraio, il Ministero del Capitale Umano ha anche firmato accordi di assistenza alimentare con le chiese evangeliche e la cattolica Caritas, per circa 550mila dollari. «Il momento più difficile sarà tra marzo e aprile», avverte Milei. Ma promette: «Da lì, toccato il fondo, si riprenderà a risalire».

 

 

 

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