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Starmer, il premier inglese prende ripetizioni in Italia sull'immigrazione

Salvatore Dama
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Keir Starmer in missione per studiare il “caso italiano”. Il premier britannico, eletto da poco, è venuto a Roma per capire come il governo sta gestendo l’emergenza immigrazione, attirato dai risultati ottenuti nell’ultimo anno, con gli sbarchi che si sono sensibilmente ridotti.

Starmer appartiene a una nuova generazione laburista. Non ideologica, come la precedente, ma pragmatica. Non a caso, questo approccio ha riportato la sinistra al numero 10 di Downing Street dopo anni. E ora Starmer vuole mantenere la promessa elettorale di ridurre l’immigrazione clandestina. Anche dialogando con leader di segno opposto, nonostante la sinistra, la nostra, accusi Giorgia Meloni di utilizzare “metodi disumani”.

 

 

Ed eccolo qui, accanto alla presidente del Consiglio: “Voglio discutere con Meloni su come gestire l’immigrazione illegale”. In Italia «ci sono state delle riduzioni piuttosto drastiche. Quindi voglio capire come è successo». C’è un lavoro fatto a monte, in collaborazione con i Paesi da cui provengono i migranti. E questo al premier britannico piace: «Credo da tempo che la prevenzione e lo stop ai viaggi siano uno dei modi migliori per affrontare questo particolare problema». E poi c’è il protocollo Italia-Albania, altra iniziativa che incuriosisce Starmer, al di là delle critiche della sinistra italiana, che considera l’accordo “fuffa”, “lager”, “Guantanamo” e un “inutile sperpero di soldi pubblici”.

CHIAVE DI VOLTA

I due leader si trovano d’accordo «sul fatto che non bisogna avere timore di esplorare soluzioni nuove», dichiara Meloni al termine dell’incontro. Quanto ai centri di permanenza albanesi, aggiunge l’inquilina di Palazzo Chigi, «il governo britannico ha molta attenzione, abbiamo offerto elementi per comprendere meglio questo meccanismo». Il modello italiano «non era stato mai sperimentato prima». Se funziona può diventare «una chiave di volta», anche come «elemento di deterrenza» nei confronti dei trafficanti di esseri umani. Quanto ai ritardi nell’attuazione del protocollo, Meloni assicura che «tutti stiamo lavorando a questo progetto, richiede ancora qualche settimana. So che abbiamo gli occhi del mondo puntati, se serve qualche giorno in più non importa». Il contrasto all’immigrazione illegale è un lavoro «a 360 gradi».

Da una parte c’è l’obiettivo di «combattere i trafficanti degli esseri umani», dall’altra «c’è la messa a sistema» di questo lavoro, «fino a ragionare sulla possibilità di rendere più armoniche le legislazioni su questa materia». L’Italia da sola non può fare molto: «Serve coinvolgimento. Stiamo lavorando con l’Interpol, l'Europol, con i Paesi africani. C’è un lavoro sui rimpatri assistiti, soluzioni per aiutare nazioni del Nord Africa che rischiano di essere lasciate da sole», conclude. Starmer ribadisce il suo approccio. Di fronte alla capacità di risolvere problemi reali, l’orientamento politico di un governo passa in second’ordine: «Siamo pragmatici prima di tutto. Quando vediamo una sfida, discutiamo con i nostri amici e alleati dei diversi approcci che vengono adottati e guardiamo cosa funziona. È stata una giornata molto produttiva».

PAESI AMICI

Meloni difende le sue politiche nel corso della conferenza stampa: i migranti in Albania «avranno gli stessi diritti» di quelli che sbarcano a Lampedusa o in un altro hotspot, soltanto che «non saranno in territorio italiano. Non si può sostenere che quello che fa l’Italia in Albania viola i diritti umani». Il bilaterale è poi l’occasione per ricordare i rapporti che legano i due paesi- flussi commerciali bilaterali per 50 miliardi di sterline e 600mila italiani che vivono in Uk - e per un confronto sulla politica estera. Si è parlato di Medio Oriente («Non è più rinviabile un accordo complessivo») e di Ucraina.

«Non c’è nessuna intenzione di indietreggiare» nel sostegno a Kiev, assicura Meloni. Quanto ai missili a lungo raggio da utilizzare in territorio russo, la premier italiana precisa: «Sono i singoli Paesi a decidere in base alle legislazioni” e, sul tema, "nella maggioranza non c'è alcuna divisione». «Ringrazio Meloni per la sua leadership così forte soprattutto per quanto riguarda l’Ucraina» aggiunge il premier britannico, Regno Unito e Italia «resteranno fianco a fianco» nel sostegno a Kiev.

 

 

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