Migranti, l'Albania rifiuta quelli inglesi

di Matteo Legnanivenerdì 16 maggio 2025
Migranti, l'Albania rifiuta quelli inglesi
4' di lettura

È finita con una doccia fredda la visita ufficiale del primo ministro britannico Keir Starmer in Albania. Il leader laburista era giunto a Tirana ieri mattina con l’obiettivo di convincere il governo albanese ad ospitare quelli che Starmer ha definito “return hub”, centri di ritorno, verso i quali inviare dalla Gran Bretagna tutti coloro che si sono visti respingere la richiesta di asilo politico nel Regno Unito. Il modello, Starmer lo ha copiato dal governo italiano di Giorgia Meloni, che lo aveva concepito due anni fa.

Proprio la disponibilità ad ospitare i Centri di permanenza per il rimpatrio italiani aveva convinto il leader del governo laburista che l’Albania potesse fare lo stesso con il Regno Unito. Ma il primo ministro albanese Edi Rama è stato irremovibile nel suo rifiuto. «Sono stato chiaro fin dal giorno uno, in cui abbiamo iniziato a collaborare con l’Italia sul tema dei migranti, che quello con il governo Meloni sarebbe rimasto un caso isolato per via della relazione speciale che abbiamo con Roma e per considerazioni di carattere geografico, viste le poche decine di chilometri di mare che separano i nostri Paesi. In questi mesi abbiamo ricevuto richieste da diversi Paesi che volevano mandare qui i loro immigrati irregolari, ma abbiamo sempre risposto di no perché siamo leali al nostro “matrimonio” con l’Italia».

Dl Albania, la Camera vota la fiducia: colpaccio-Meloni, cosa cambia

Via libera alla fiducia sul dl Albania. L'aula della Camera ha approvato, con 192 voti a favore, 111 contrari e quat...

Nel novembre 2023 lo stesso Rama, nel corso di un incontro ufficiale a Palazzo Chigi con Giorgia Meloni in cui era stato siglato l’accordo per l’invio di clandestini dall’Italia verso l’Albania, era stato ancora più chiaro, in merito alla relazione speciale ed esclusiva con il nostro Paese: «Se l’Italia chiama, l’Albania c’è. Noi non avremmo fatto questo accordo con nessun altro Stato dell’Unione europea», aveva spiegato in perfetto italiano, ricordando «il debito impagabile» che il suo popolo ha nei confronti degli italiani che 1991 accolsero migliaia di profughi albanesi «scappati dall’inferno per immaginare una vita migliore». Starmer, in evidente imbarazzo, ha ribadito «l’importanza dei centri di detenzione» sostenendo di avere «contatti in corso con altri Paesi dell’area balcanica (che dovrebbero essere Serbia, Bosnia e Macedonia del Nord, ndr) verso i quali convogliare coloro che si sono visti rifiutare l’asilo politico dal Regno Unito».

Dopo essere stato “snobbato” dall’Albania, il premier laburista è stato duramente attaccato sia dai conservatori, sia da Reform UK, il partito di Nigel Farage. Starmer ha infatti evidenziato le differenze tra i suoi hub di ritorno e il piano concepito dai Tories per inviare i clandestini in Rwanda: «Se quel piano che noi abbiamo cancellato qualche settimana fa fosse entrato in funzione», ha spiegato, «gli immigrati nel Regno Unito sarebbero stati espulsi in Africa subito dopo il loro arrivo. Il nostro piano, invece, prevede che nei “centri di ritorno” siano inviati solo coloro che si sono visti respinta la domanda di asilo politico e non hanno quindi alcun titolo per restare nel nostro Paese».

Ma proprio su questo distinguo è andata all’attacco la numero uno dei conservatori, Kemi Badenoch: «Il piano di Starmer e dei laburisti non sta in piedi perché non costituisce in alcun modo un freno per quanti ogni giorno entrano illegalmente nel nostro Paese a bordo di barche che attraversano il canale della Manica. Queste persone», ha proseguito Badenoch, «continueranno comunque ad arrivare sulle nostre coste, sicure di poter restare per un certo periodo di tempo nel Paese, in attesa che la loro domanda di asilo venga vagliata. E facendo, nel frattempo, perdere le loro tracce». Reform UK ha bollato i “return hub” come «una versione annacquata del progetto Rwanda che era stato varato dai conservatori. Il punto», ha spiegato il capogruppo del partito al Camera dei Comuni, Lee Anderson, «è che senza un ritiro del Regno Unito dall’EHCR (la Convenzione europea per i diritti dell’uomo, ndr) e continuando a concedere agli avvocati militanti dei gruppi pro-immigrazione di fare infiniti appelli contro i dinieghi delle domande d’asilo, il piano dei laburisti avrà poco o nessun effetto».

Albania, "aguzzini": Avs insulta la polizia italiana?

La sinistra perde la testa sui centri in Albania. Certo, non una novità. Dopo la sentenza della Cassazione che ha...

La questione immigrazione è nuovamente esplosa Oltremanica dopo che, la scorsa settimana, il National Audit Office, la Corte dei Conti britannica, aveva rivisto al rialzo di ben quattro volte i costi che i contribuenti inglesi pagheranno alla fine del decennio 2019-2029 per ospitare i richiedenti asilo sull’isola: la cifra, che era stata stimata cinque anni fa intorno ai 4,5 miliardi di sterline, è schizzata ora sui dieci anni a ben 15,3 miliardi a causa dell’esplosione della cosiddetta “crisi del Canale”, quella delle barche cariche di clandestini che attraversano ogni giorno la Manica, cui si deve buona parte dei 2,4 milioni di ingressi clandestini registrati tra il 2021 e il 2024.

Starmer, per placare le polemiche, lunedì aveva buttato sul tavolo un piano che stravolgerebbe decenni di politica laburista sull’immigrazione, sostenendo che le misure adottate permetteranno di ridurre di 100mila unità l’anno gli arrivi di immigrati nel Paese. E nel presentarlo aveva espresso il suo timore che la Gran Bretagna «possa trasformarsi in un’isola di stranieri», suscitando accese proteste da parte della pattuglia parlamentare del suo stesso partito e dal sindaco di Londra Sadiq Khan, che ora lo accusano di tradire gli ideali laburisti.

Elly Schlein, l'unica a volere più immigrati in tutta Europa

«I politici vedono la luce quando sentono il calore». Lo diceva, con una delle sue meravigliose battute di ...