Il ricordo dell’eccidio di Tienanmen fa litigare ancora Cina e Usa

Il segretario di Stato americano Rubio commemora le vittime della repressione comunista e il Dragone reagisce. La tensione sale per l’annunciata invasione militare di Taiwan
di Marco Respintigiovedì 5 giugno 2025
Il ricordo dell’eccidio di Tienanmen fa litigare ancora Cina e Usa
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 «Never forget»: non dimenticheremo mai. Detta dal Segretario di Stato americano Marco Rubio nel 36° anniversario del massacro comunista di Piazza Tienanmen, avvenuto la notte del 4 giugno 1989, la frase è tutt’altro che di circostanza. Sul sito del Dipartimento di Stato, alla vigilia, Rubio ha rievocato la tragedia. Decine di migliaia di studenti si radunarono per piangere pacificamente la scomparsa di Hu Yaobang e «il Partito Comunista Cinese rispose con una repressione brutale». Hu, Segretario generale del PCC dal 1982 al 1987, aveva avviato riforme importanti, ma Deng Xiaoping, il comunista “buono” che ordinò l’eccidio di Tienanmen, lo aveva defenestrato.

Quanti furono i morti in quella notte di sangue non si saprà mai, forse 10mila. Ma Pechino nega ancora tutto, sostenendo che in quella data non successe un bel nulla. Rubio invece ricorda bene: «Il PCC cerca di censurare risolutamente i fatti, ma il mondo non dimenticherà mai».

Rubio è infatti il Segretario di Stato americano giusto al posto giusto nel momento giusto. Per alcuni dossier il Dipartimento di Stato rischia di contare persino più della Casa Bianca ed è certo che Donald Trump abbia scelto Rubio proprio per questo. Perché tutta la politica di Trump è (finora) orientata al confronto con la Cina, Paese che per gli Usa incarna oggi il ruolo che fu dell’Urss. Il nemico: da blandire o minacciare, a seconda allora del colore politico delle amministrazioni, nell’era Trump della strategia del bastone e della carota, ma sempre da battere. Rubio ha imparato cosa sia il drago rosso alla guida della Congressional-Executive Commission on China (CECC), uno degli organismi più formidabili della politica estera statunitense: bipartisan sì, ma beatamente impermeabile alle altalene delle maggioranze politiche.

Quando dunque Rubio commemora le vittime di Tienanmen sa bene ciò che dice, sa pure quello che fa e anche Trump sa perfettamente tutto. Non solo: lo sa anche Pechino, che infatti ha reagito inviperita alle parole di Rubio. «Never forget» è una frase forte, fortissima di cui non ci sono parti che Xi Jinping non abbia compreso. Promette una linea di comportamento diritta. Dazi alle stelle, loro riduzione strategica, pugno duro, poi mano tesa, l’Amministrazione Trump è disposta a tutto pur di portare a casa quanti più risultati sia possibile con il nemico più temibile di tutti, ma nessuno nella Washington di oggi dimenticherà mai cosa voglia dire Cina, cosa voglia dire comunismo e cosa voglia dire non consentire a quel regime di riscrivere il passato e di ipotecare il futuro. Quando il ministro della Difesa statunitense, Pete Hegseth, a Singapore, il 31 maggio, ha stigmatizzato l’aggressione a Taiwan che Xi promette entro il 2027 intendeva dire proprio quello che Xi ha capito subito: l’America non dimentica.