Se l'Iran venisse messo all'angolo, come preannunciato da Donald Trump, potrebbe avere diverse reazioni, stando a quanto riferiscono le fonti Nato: o potrebbe lanciare i missili balistici su pozzi e infrastrutture petrolifere israeliane, saudite, emiratine, qatariote, provocando così un dramma non solo economico ma pure ambientale, un vero e proprio caos; oppure potrebbe minare lo Stretto di Hormuz, il canale che divide la penisola arabica dalle coste dell'Iran e da cui passa circa il 30% del petrolio mondiale.
Trump, dal canto suo, sarebbe sempre stato al corrente dell’intenzione del premier israeliano Benjamin Netanyahu di attaccare l’Iran. I servizi di intelligence della Nato, invece, sarebbero stati avvertiti delle operazioni israeliane con 24 ore di anticipo. In zona, gli Usa dispongono di due portaerei, Vinson e Nimitz, ma anche di un incrociatore e tre cacciatorpedinieri. Mentre i velivoli F-35 e F-16 si starebbero già posizionando attorno all’Iran. L'arsenale statunitense, inoltre, può contare sulle bombe “bunker buster” da 13 tonnellate, chiamate in questo modo per la loro capacità di bucare anche 60 metri di cemento armato. Proprio queste potrebbero essere utilizzate per distruggere il sito nucleare iraniano Fordow, blindato da 90 metri di roccia.
Iran, la chiave di tutto è lo Stretto di Hormuz: un rischio mondiale
Hormuz è un’isola di appena 42 kmq e con 3000 abitanti. Non ha vegetazione autoctona e l’acqua potabi...Netanyahu, in ogni caso, potrà contare sull'appoggio americano quando l’aviazione israeliana sarà costretta a prendersi una pausa sia per la manutenzione dei velivoli che per il riposo dei piloti. A quel punto il Pentagono darà ordine ai caccia americani di fare rotta su Teheran.