Trump, spuntano rosiconi in tutto il mondo

di Dario Mazzocchigiovedì 21 agosto 2025
Trump, spuntano rosiconi in tutto il mondo

2' di lettura

Fallimento, fumo negli occhi, enorme imbarazzo, sconfitta totale. C’è disperazione nei commenti che la stampa internazionale ha dedicato al vertice Trump-Putin in Alaska e poi a quello di Washington con i leader Ue e Zelensky. O forse è ciò che viene definito un wishful thinking, l’ambito desiderio che il presidente americano si ritrovi con un due di picche in mano per rilanciare il messaggio: visto? È un perdente.

Già all’indomani dell’incontro di Ferragosto, il britannico Guardian ammoniva di non fare altri regali a Putin, è bastato accoglierlo con tanto di cerimoniale perché potesse atteggiarsi a leader mondiale. Per il francese Le Monde, tocca all’Europa rimediare ad un incontro che ha aiutato solo gli interessi di Mosca. Il Financial Times ha redatto il riassunto nell’incipit dell’editoriale di sabato: «È stato un fallimento imbarazzante. Peggio, è stato un errore terribile».

Trump, quelle profezie sballate della stampa progressista

Quindi ad Anchorage, in Alaska, non c’è stata solo una «sfilata sul tappeto rosso» o «rus...

Forse l’errore è stato commesso dal quotidiano finanziario che ha riportato: «Secondo il Cremlino, non hanno nemmeno discusso di un vertice a tre con Zelensky». Com’è che allora martedì da Mosca è arrivata l’ammissione che non è esclusa alcuna tipologia di vertice con Kiev, sia bilaterale che con la mediazione trumpiana?

In redazione non se lo sono chiesto, piuttosto da Londra hanno rilanciato ieri con un commento di Janan Ganesh: il problema è che siamo in balia dell’incoerenza trumpiana che da una parte minaccia nuove sanzioni contro la Russia, dall’altra organizza imboscate nello Studio Ovale. Il prezzo ricadrà sull’Europa, che dedica al rapporto con il repubblicano il tempo e le energie «che potrebbero invece essere impiegate per costruire un’Europa sovrana». Un manifesto per la coalizione dei Volenterosi che però prevede una postilla: «Certo, mantenere Trump almeno semi-coinvolto in Europa è un obbligo». Segnatevela per dopo.

L’altro guaio, ha invece sostenuto il corrispondente Bobby Ghosh sulla rivista Time, è che Trump è ammaliato dall’idea di partecipare ad un summit, ma anche in Alaska non ha portato a termine il lavoro: è attratto «dalla percezione del momento e dalle conferenze stampa congiunte». Troppo ganassa lo ritiene pure il New York Times del 19 agosto: «Di solito, la definizione dei dettagli avviene tra funzionari e diplomatici prima che i leader intervengano per finalizzare l’accordo, ma Trump la scorsa settimana ha puntato in alto in Alaska con Putin e poi di nuovo alla Casa Bianca lunedì, senza però poter annunciare alcuna svolta». Forse perché la svolta dipende dal faccia a faccia tra Zelensky e Putin, che senza i preamboli degli ultimi giorni sarebbe solo una remota ipotesi.

Chi fa, sbaglia. Interessante infine il punto di vista della versione europea del sito Politico, per cui il Vecchio Continente pensa che i colloqui di pace trumpiani falliranno, ma sono necessari per svelare il bluff di Putin. Prestare il fianco alla Casa Bianca per costringerla ad ammettere che Mosca non vuole finire la guerra: un azzardo degno delle migliori spy story. Tanto se poi la situazione peggiorasse e l’Europa si trovasse impreparata, basterebbe chiedere aiuto a Washington, no?