Macron e Bayrou, "il problema è lui": la minaccia di Bloquons tout

lunedì 8 settembre 2025
Macron e Bayrou, "il problema è lui": la minaccia di Bloquons tout

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"Il problema è lui", cioè François Bayrou, spiegano da Bloquons Tout, il movimento di protesta stile Gilet Gialli che promette di scatenare l'inferno in Francia tra poche ore. Il 10 settembre è il giorno della mobilitazione nazionale "contro l'austerità" e contro il governo di Bayrou, che quel giorno non sarà già più premier.

Oggi pomeriggio alle 15 è infatti previsto il voto di sfiducia in Parlamento che manderà a casa il primo ministro scelto da Emmanuel Macron per bloccare l'ascesa di Marine Le Pen a destra e Jean-Luc Melenchon a sinistra. Un tentativo goffo dagli esiti disastrosi, con i conti pubblici letteralmente esplosi e lo spettro del default sul Paese. Oggi Bayrou cadrà e radio-Eliseo riferisce di un Macron pronto a consegnare Matignon a un altro grande vecchio della politica transalpina, l'ex commissario europeo Pierre Moscovici. Una nuova provocazione.

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La verità è che nel mirino delle proteste non c'è Bayrou, poco più di un "fantoccio", ma Macron stesso che si trascina politicamente da almeno due anni ma che non sembra aver alcuna intenzione di cedere il potere alle opposizioni, nonostante tornate elettorali devastanti e sondaggi che lo danno in caduta libera. 

Il governo francese "agita lo spettro della paura" sulla mobilitazione del 10 settembre, accusa Sophie Binet, la sindacalista segretario generale della storica CGT, Confederazione generale del lavoro. Il governo, secondo Binet, tenta di rendere "impopolare" il movimento del 10 settembre Bloquons tout, spaventando i francesi con il rischio di violenze. "L'ultima cartuccia che resta al governo è quella di rendere impopolari le mobilitazioni, fare paura", ha commentato la sindacalista su France 3. "E questo è il discorso che cercherà di fare il signor Retailleau cercando di far passare quelle e quelli che si mobilitano per persone violente", ha aggiunto, parlando del ministro dell'Interno francese. 

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Ospite di C à Vous su France 5, lo stesso Bayrou ha definito Bloquons tout come un "movimento sociale profondamente ingiusto", che "gli impedirebbe certamente di condurre le politiche necessarie per il Paese". Quando in realtà per Bayrou e per Macron il problema è essenzialmente parlamentare. 

L'Assemblea nazionale è in stallo da un anno e mezzo, incapace di trovare una maggioranza stabile e coesa. Certo, pesano anche i 9 mesi deficitari di questo governo: "È un disastro. La situazione è completamente bloccata", ha dichiarato uno dei veterani tra i commentatori politici, Bruno Cautres. La Le Pen, leader di Rassemblement National, ha accusato il premier di aver commesso un "suicidio politico" dando il via al voto di fiducia di oggi. Un redde rationem, un la va o la spacca che quasi sicuramente provocherà lo sfascio dell'esecutivo anziché costringere i parlamentari a trovare un accordo su un modo per affrontare l'imminente crisi del debito del Paese.

Bayrou ha avvertito che ci sarebbe stato un "alto rischio di disordini e caos" se il Parlamento non avesse sostenuto il suo bilancio di austerità, il cui obiettivo era tagliare la spesa pubblica di 44 miliardi di euro. Il premier sostiene che i giovani saranno gravati da anni di pagamenti del debito "per il bene dei baby boomer", se la Francia non riuscirà a far fronte a un debito pubblico pari al 114% della sua produzione economica annuale. Ma la scommessa di Bayrou - definita a turno come un gesto kamikaze, un'inutile profezia alla Cassandra e un tentativo di porre fine alla sua carriera politica con un eroico atto di sacrificio - sembra destinata a fallire. Nonostante alcune frenetiche discussioni dell'ultimo minuto, sembra a tutti chiaro che Bayrou semplicemente non abbia i voti necessari su cui contare. 

Come detto, al centro di questa "crisi" - un termine che sembra aver dominato per un anno intero i titoli dei giornali francesi - c'è la decisione ampiamente criticata del presidente Macron, nel giugno 2024, di indire elezioni parlamentari anticipate per "chiarire" l'equilibrio di potere in Assemblea nazionale dopo la tremenda sconfitta del suo blocco centrista alle elezioni europee. Il risultato è stato l'esatto opposto della chiarezza. Gli elettori francesi, sempre più insoddisfatti del loro presidente, si sono polarizzati verso gli estremi, lasciando il presidente in difficoltà con un governo centrista di minoranza indebolito e un parlamento così diviso che oggi molti parlamentari rivali non riescono nemmeno a stringersi la mano.