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Emmanuel macron, il triste declino: ecco tutti i suoi fallimenti

#EmmanuelMacron è riuscito a far crescere il debito pubblico a 3.400 miliari e a perdere gradualmente consenso nel Paese. Così ha puntato tutto sulla politica estera, senza però ottenere alcun successo
di Carlo Nicolatomartedì 7 ottobre 2025
Emmanuel macron, il triste declino: ecco tutti i suoi fallimenti

3' di lettura

«La solitudine del potere», l’hanno definita i media francesi pubblicando le immagini del presidente Macron che passeggia desolato sui quai parigini, in riva alla Senna. La solitudine di chi deve prendere decisioni che segneranno il futuro della sua nazione. Ma è forse una lettura un po’ sproporzionata rispetto alla statura politica di un presidente che si è creduto un De Gaulle ma si è rivelato perfino peggio di chi lo ha preceduto, che almeno si limitava ad andare dall’amante in motorino evitando di giocare d’azzardo con gli elettori.

La solitudine di Macron è più quella di un uomo che rimugina tristezze e rimorsi nei ventosi grigiori autunnali parigini. «Les feuilles mortes se ramassent à la pelle, les souvenirs et les regrets aussi. Et le vent du Nord les emporte», cantava Yves Montand, e forse quella musica e quelle parole sono venute in mente al presidente francese mentre si struggeva sulle rive della Senna contando tutti i suoi errori. Chi me l’ha fatto fare a indire elezioni legislative l’anno scorso dopo aver perso quelle europee? Deve essersi chiesto mentre scalciava con la consueta scarpa stringata nera un sasso nel fiume. Sì, chi gliel’ha fatto fare se non la sua superba convinzione di essere un grande statista? «I francesi saranno capaci di perdonarmi?», disse alla fine dell’anno scorso al suo entourage con una frase che in molti hanno interpretato nel modo più maligno. No, i francesi sono degli “incapaci” e non lo hanno perdonato se è vero, come sostengono i sondaggi, che il suo partito En Marche si trova al momento al 15%, contro il 32% di Rassemblement national della Le Pen e il 25% del Nuovo Fronte Popolare.

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Da quell’azzardo mal congegnato della primavera dal 2024 con il quale avrebbe voluto isolare l’odiata rivale, avvenuto peraltro mentre il debito nazionale toccava vette mai viste in precedenza in Francia, è stata una valanga di capitomboli uno dietro l’altro, con il risultato che il debito ha battuto ogni record diventando un’emergenza tale che rischia di travolgere l’intera Europa. Con il Parlamento più diviso e frammentato della Quinta Repubblica, Macron si è inventato il governo dell’ultraeuropeista Michel Barnier durato 3 mesi, poi un altro guidato François Bayrou durato 8 mesi che aveva il mandato preciso e fragorosamente fallito di trovare la quadra per risistemare la situazione finanziaria. Infine l’ultimo misero tentativo con Sébastien Lecornu che si è dimesso il giorno dopo aver annunciato la sua squadra, durando in carica solo 27 giorni.

E il debito? È un altro sasso scalciato nella Senna dalle scarpe nere lucidate a specchio del presidente. Nel 2017, quando si è insediato per la prima volta, il debito pubblico francese ammontava a circa 2.300 miliardi di euro, ovvero il 97% del Prodotto interno lordo. Nel secondo trimestre di quest’anno ha raggiunto i 3.400 miliardi di euro, cioè il 115,6% del Pil. Da che è presidente il debito è dunque cresciuto di oltre mille miliardi di euro, un record non certo invidiabile e che spiega in parte perché a un certo punto Macron si sia messo a dar di matto in politica estera.

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Certo, di mezzo c’è anche il suo carattere, la sua altissima considerazione di sé (“Re Sole” lo chiamavano all’inizio del suo primo mandato), ma anche l’antico quanto meschino mezzuccio di trovare il classico nemico esterno per confondere i cittadini che, in vista di tagli, tasse e sacrifici, hanno già ricominciato a scendere in piazza. I nemici peraltro erano già belli che pronti, le guerre pure, ma Macron ci ha messo del suo. Quindi da una parte il riarmo, la sua idea di schierare le truppe, con relativa retromarcia quando ha scoperto di non averne abbastanza soldati, nonché l’ombrello del nucleare per salvare l’Europa. Dall’altra la linea dura contro Israele, il riconoscimento della Palestina, per fare un favore ai 7 milioni di musulmani che vivono in Francia e al contrario dare uno schiaffo ai 450mila ebrei sempre più tentati a darsela a gambe da una terra che li considera dei nemici (si stima che siano almeno 5.000 quelli che lasceranno il Paese solo nel 2025). Con area funerea Macron si è poi diretto al Pantheon per le prove generali della sepoltura di Robert Badinter, ma forse anche per chiedere segretamente consiglio (e scusa) alle tante illustri anime lì sepolte.