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Immigrazione, per l'Europa i muri si possono fare (se la Germania è preoccupata...)

Daniel Mosseri
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Resta alta la tensione sul confine fra Polonia e Bielorussia a seguito di nuovi tentativi di migranti mediorientali di entrare in territorio polacco, sospinti dai militari di Minsk. Le persone che sono riuscite a superare le barriere di difesa sono stati arrestati, ha reso noto il governo di Varsavia che ha anche aumentato la presenza militare lungo il tratto di frontiera diventato bollente lunedì scorso, con il primo grande tentativo di sfondamento nei pressi di Kuznica. Polonia e Bielorussia condividono 418 km di confine destinati a diventare una nuova cortina di ferro est -ovest. Ma se fra la fine del secondo conflitto mondiale e il crollo del Muro di Berlino la guerra fra i due blocchi era fredda, fatta di spie, azioni diplomatiche e corse agli armamenti, oggi assistiamo a un attacco "ibrido" con la Bielorussia che cerca di destabilizzare Ue e Nato creando una crisi migratoria e un'emergenza umanitaria ai loro confini orientali. Ad aumentare il clima di tensione le notizie del dispiegamento di altri 15mila soldati polacchi e sul sorvolo da parte di due bombardieri russi lungo raggio Tu -22M3 dei cieli bielorussi nell'ambito di un'esercitazione congiunta Mosca -Minsk. Mercoledì sera il governo polacco ha affermato che tutte le persone al confine «non cercano protezione in Polonia ma vogliono arrivare in Germania».

 

 

Parole che non hanno lasciato indifferente Angela Merkel. «La cancelliera ha parlato oggi con il presidente russo Vladimir Putin della situazione sottolineando che la strumentalizzazione dei migranti da parte del regime bielorusso è disumana e inaccettabile», ha affermato il portavoce di Merkel, Steffen Seibert. La cancelliera ha chiesto a Putin di esercitare la propria influenza su Minsk ma il presidente russo, secondo una nota del Cremlino, ha invece suggerito «il contatto diretto tra gli stati membri dell'Ue e Minsk» pur senza escludere di affrontare ancora la vicenda. Un modo diplomatico di lavarsene le mani. In un altro incontro con la stampa, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha difeso Minsk, ricordando che «la Bielorussia ha già più volte suggerito di tenere consultazioni al confine, di parlare, di risolvere queste questioni sulla base del diritto internazionale».

 Se la grande Federazione Russa sta con la piccola Russia Bianca, l'Ue ha preso apertamente le difese della Polonia per la prima volta dall'inizio della crisi. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel è volato martedì a Varsavia per incontrare il premier polacco Mateusz Morawiesck e dimostrare «la massima solidarietà» dei 27 alla Polonia «che sta affrontando una crisi grave; un attacco brutale, violento e inumano che può avere solo una risposta: fermezza e unità». Michel si è anche detto scioccato «dalle immagini che abbiamo visto che mostrano come un regime autoritario in modo cinico e abietto violi la dignità umana più elementare spingendo famiglie, donne e bambini in situazioni inaccettabili».

 

 

 

Due le soluzioni che si parano davanti a 27: da un lato aiutare economicamente Varsavia a sigillare il proprio confine orientale. La costruzione di un muro non è la soluzione preferita da Bruxelles anche se il presidente Michel ha deciso di «aprire il dibattito sul finanziamento da parte dell'Ue di infrastrutture fisiche alle frontiere per risolvere la questione deve essere risolto rapidamente». L'altra sarebbe replicare il modello Turchia con l'Ue che finanzia Ankara affinché questa blocchi i flussi di migranti sul suo territorio. Con una differenza fondamentale: la Turchia accoglie milioni di profughi dalla confinante Siria in preda da anni alla guerra civile. Il regime dell'autocrate bielorusso Alexander Lukashenko, invece, i profughi li va a prendere in giro per il mondo per poi scaricarli ai confini dell'Ue. Tant' è che la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha minacciato di allargare le sanzioni contro Minsk alle imprese private che portano i migranti in Bielorussia. 

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