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Europa nel pallone: sul Covid l'Unione va sempre più in ordine sparso

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Giancarlo Mazzuca
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Come volevasi dimostrare. Forse anche perché gli azzurri hanno vinto quest' anno gli Europei di calcio, l'Europa appare oggi sempre più nel pallone nei confronti dell'Italia e continua pure ad andare in ordine sparso come sta accadendo con le terapie d'urto necessarie per contenere il caro-energia. Chi ci capisce, a questo punto, è bravo: cosa sta succedendo nelle segrete stanze Ue? Già avevamo scritto l'altra settimana a proposito della Commissione guidata da Ursula che va a zig-zag, ma adesso ci sono clamorose conferme del Giano bifronte continentale. È il caso delle ultime misure di Draghi per cercare di contenere la nuova ondata della pandemia che, con la variante Omicron, ha ripreso forza. Subito dopo il varo dei provvedimenti del governo, con lo stato d'emergenza prorogato fino al 31 marzo causa-Covid, c'erano state le critiche dell'Unione tanto che «Supermario» era poi dovuto intervenire pubblicamente per giustificare i suoi interventi. Saranno state le parole di Draghi, sempre più avvocato difensore delle cause tricolori che non sono più solo cause perse, resta il fatto che, dalle parti di Bruxelles, ci hanno già ripensato e, oplà, con una mossa da bacchetta magica, ci hanno cominciato ad imitare con la stessa rapidità con cui, qualche settimana fa, avevano cancellato il disco rosso al tradizionale augurio di "Buon Natale" che si era meritato i rimproveri dello stesso Papa.

 

 

È vero che la situazione del contagio sempre più grave, obbliga tutti a procedere un po' alla giornata, ma è abbastanza singolare il fatto che, già all'indomani delle critiche comunitarie, la Svezia stia valutando seriamente quegli stessi provvedimenti che noi abbiamo già adottato. Così come Irlanda, Grecia e Portogallo che hanno seguito il nostro esempio stringendo i freni sui controlli. Sarà anche la «realpolitik» che impone decisioni immediate e pure contradditorie - magari copiando anche il nostro Paese che è stato appena premiato dall'Economist per la sua politica anti-Covid -, ma la rapidità del dietrofront di certi alleati ha sorpreso un po' tutti.

 

 

Morale della favola: l'Italia, considerata da anni la maglia nera del Vecchio Continente, è addirittura diventata un esempio per molti "partners". Ecco perché dobbiamo far sentire sempre più la nostra voce a livello europeo. Il problema è che potrebbe presto accadere il contrario perché, oltre a David Sassoli che in gennaio lascerà la guida del Parlamento di Strasburgo dopo la presidenza di Antonio Tajani, c'è anche il rischio che Gentiloni, commissario all'Economia, saluti l'Unione considerando che il Pd di Letta potrebbe candidarlo al Quirinale al posto di Mattarella. E, a questo punto, ci dovrebbe davvero essere un nuovo Patto Gentiloni: Mario resti a Palazzo Chigi e Paolo rimanga a Bruxelles. 

 

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