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Von der Leyen, lupo le sbrana il pony? Lei cambia le regole per farlo uccidere

Mauro Zanon
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La conferma è arrivata dall'analisi genetica: il pony Polly della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è stato ucciso da un lupo, GW 950m, membro del famigerato branco del Burgdorfer Holz, a nord-est di Hannover, capitale dello stato della Bassa Sassonia. L'aggressione letale, avvenuta nella notte tra il 6 e il 7 settembre, era stata rivelata dalla Bild. Il pony, 30 anni di età, è stato ritrovato senza vita dal marito dell'inquilina di Palazzo Berlaymont, Heiko von der Leyen, nella loro proprietà di Burgdorf-Beinhorn. «L'intera famiglia è rimasta terribilmente sconvolta», sono le parole riportate dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, della von der Leyen, che ieri era a Milano per la Prima della Scala.

Il branco, di cui fa parte il lupo che ha sbranato il pony della presidente della Commissione europea è composto, secondo la Faz, da esemplari che si sono fatti conoscere nel passato per le loro ripetute incursioni nelle fattorie della Bassa Sassonia. Lo stesso GW 950m, un maschio, aveva già ucciso parecchi animali da fattoria prima di Dolly, tra cui pecore, bovini e cavalli, per un totale di 70 vittime. Secondo le informazioni della stampa tedesca, il pony Dolly non era solo nel box preso d'assalto dal lupo: c'era un altro cavallo, che però non è stato aggredito.

 

 

 

LO CHOC E LA LETTERA

Per la von der Leyen, appassionata di equitazione e grande amante degli animali (domestici, come si scoprirà in seguito), come dimostra la sua pagina Instagram dove le uniche immagini non istituzionali la ritraggono in compagnia dei suoi cavalli nella tenuta di campagna di famiglia, è stato un grandissimo choc. Tanto che, secondo la maggior parte degli osservatori, ci sarebbe un chiaro legame tra la tragedia che l'ha colpita in prima persona e la lettera da lei inviata la scorsa settimana ai membri dell'Europarlamento, affinché venga rivisto lo stato di protezione dei lupi. «La Commissione riconosce che il ritorno dei lupi in regioni dell'Ue in cui sono stati assenti per lungo tempo e il loro aumento in nuovi territori comportano sfide e alcuni conflitti, come attacchi al bestiame e rischi per la popolazione locale», si legge nella lettera firmata dalla stessa von der Leyen. La sollecitazione della presidente della Commissione Ue è arrivata negli stessi giorni in cui il gruppo dei Popolari europei (Ppe) ha chiesto all'Europarlamento di rivalutare lo statuto di questi animali selvatici, con l'obiettivo di proteggere il bestiame e gli animali domestici in generale, ed evitare, dunque, altri casi Dolly.

La proposta di risoluzione del Ppe è stata adottata dall'Europarlamento (nel dettaglio, si chiede di declassare lo status di protezione dei lupi ai sensi della Convenzione di Berna) e festeggiata con la distribuzione di volantini che mostrano un lupo, un orso e una lince che avanzano rabbiosi verso una pecora e una pastorella spaventate. La risoluzione, va ricordato, non è vincolante, ma la missiva della von der Leyen lascia pensare che presto la modifica della legislazione in materia potrebbe diventare realtà a livello comunitario.
L'iniziativa della presidente della Commissione Ue e la risoluzione hanno scatenato la rabbia degli animalisti, secondo i quali la colpa è da attribuire ai comportamenti sbagliati dell'uomo che non protegge a dovere i suoi animali, e non ai lupi. Gli animalisti tedeschi, e non solo, sostengono che, con sistemi di protezione come recinti elettrificati e cani da guardiania, drammi come quello avvenuto a Dolly non sarebbero mai successi.

 

 

 

DIBATTITO POLITICO

Il dibattito tra chi è contrario alla rivalutazione dello stato di protezione e chi invece è favorevole all'abbattimento selettivo dei lupi è molto acceso anche all'interno del governo della Bassa Sassonia. Tra i principali sostenitori dell'abbattimento selettivo per tutelare gli allevamenti nel Land figura il socialdemocratico Olaf Lies, ex ministro dell'Ambiente, ora al ministero dell'Economia. Alle politiche ambientali, al suo posto, c'è l'ecologista Christian Meyer, fedelissimo della linea animalista. 

 

 

 

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