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Casa, stangata-Ue? Altra vergogna: Parigi e Berlino non pagano

Michele Zaccardi
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La direttiva Ue sulle case green potrebbe costare fino a 59 miliardi di euro all’anno. Quasi tre punti percentuali di Pil e il doppio della manovra finanziaria per il 2023. Uno sforzo di dimensioni belliche che, tra l’altro, penalizzerà molto di più l’Italia rispetto agli altri grandi Paesi europei. Stando ai dati delle certificazioni degli edifici raccolti da Ance, infatti, il 60% degli immobili italiani si trova nelle due classi energetiche peggiori (G e F), contro il 17% della Francia e il 7% della Germania (al netto della quota residuale rappresenta dalle prime case di proprietà). La direttiva, nella sua veste attuale, prevede infatti l’obbligo di passaggio alla classe energetica E per tutti gli immobili residenziali entro il 2030 e, prima del 2033, alla fascia D, ancora più stringente. Per adeguarsi ai diktat di Bruxelles, insomma, servirà una massa enorme di risorse, superiore persino a quella movimentata dal Superbonus 110, che in due anni ha consentito di realizzare investimenti per 62,5 miliardi (ma che è costato alle casse dello Stato 68,7 miliardi in detrazioni fiscali). A calcolare l’impatto della direttiva, ora all’esame della Commissione Industria ed Energia del Parlamento europeo sepolta da 1.500 emendamenti, è sempre l’associazione dei costruttori.

 

 


 

 

PROPOSTA

Sulla base della proposta presentata da Bruxelles nel dicembre del 2021 (classe E entro il 2033), nel frattempo resa ancora più stringente, serviranno 40 miliardi per riqualificare i soli edifici residenziali e altri 19 per gli immobili strumentali. E, attenzione: sono stime prudenti. Nei calcoli sono considerati, infatti, solo quegli edifici sui quali, stando al testo del provvedimento, sarà necessario intervenire prima, ovvero il 15% del patrimonio più energivoro. «Considerando il solo comparto residenziale» si legge nello studio dell’Ance, «l’obiettivo della direttiva comporta il miglioramento della prestazione energetica di oltre 1,8 milioni di edifici in dieci anni ovvero circa 182.000 interventi ogni anno». A questi vanno aggiunti i fabbricati strumentali. In totale, quindi, ogni anno andranno realizzati almeno 215mila interventi di riqualificazione, molti di più dei 359mila fatti da quando, a luglio 2020, è stato introdotto il Superbonus 110. Certo, al momento sono solo stime, anche perché la direttiva non è stata ancora approvata.

 

 

 

VOTAZIONE

Dopo la votazione prevista per il 9 febbraio, la direttiva approderà in plenaria a Strasburgo a marzo. Dopodiché sarà convocato il cosiddetto Trilogo- il consesso al quale partecipano la Commissione Ue, il Consiglio Ue e il Parlamento - che dovrà trovare una posizione comune. All’approvazione, attesa in estate, seguirà poi il recepimento da parte degli Stati membri, un processo che di solito dura uno o due anni. Insomma, il percorso è lungo. Nel frattempo, l’allarme sugli effetti della direttiva è stato lanciato da più parti. «L’impatto per l’Italia sarebbe devastante» spiega a Libero Giovanni Gagliani Caputo, membro del comitato dell’Unione internazionale proprietà immobiliare, che rappresenta Confedilizia ai tavoli europei. «Il primo effetto che riscontreremo subito sarà il deprezzamento delle case abitazioni. Inoltre, la nostra è una realtà peculiare, fatta di proprietà diffusa dove non ci sono grandi fondi immobiliari. Saranno quindi le famiglie a dover mettere mano la portafoglio. La direttiva Ue è un’eco-patrimoniale perché va ad incidere sulle prime case che sono esenti dall’Imu».

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