Basta bistecche, hamburger e scaloppine vegetali. Le imitazioni “plant based” della carne saranno vietate. A riscrivere la normativa in materie è l’Europarlamento che nella seduta plenaria di ieri ha approvato a larghissima maggioranza un emendamento proposto dalla relatrice del Ppe, la francese Céline Imart. La modifica regolamentare è stata approvata con 532 voti a favore, 78 contrari e 25 astenuti, all’interno del pacchetto di modifiche mirate a riscrivere parte del Regolamento sull’organizzazione comune dei mercati agricoli (Ocm).
L’emendamento impone il divieto di utilizzare termini riconducibili alla carne per i prodotti vegetali. Il Parlamento europeo ha pure inserito nel nuovo testo una definizione stringente di carne come «parti commestibili di animali» e stabilito che denominazioni quali bistecca, scaloppina, salsiccia o hamburger siano riservate esclusivamente ai prodotti che contengono parti di animali. Si tratti di bovini, suini, ovini o pollame. Una svolta storica, tenendo conto che nel passaggio del testo in Commissione Agricoltura a Bruxelles, erano esclusi dalla modifica approvata proprio le denominazioni più diffuse per la finta carne: bistecca, salsiccia, scaloppine e hamburger. Scelta che aveva scatenato un coro di critiche da parte di allevatori e organizzazioni agricole.
La pattuglia di eurodeputati italiani si è divisa profondamente al momento del voto, come accade spesso nei passaggi cruciali all’assemblea di Strasburgo. L'emendamento della Imart, haincassato il voto a favore dell'intera delegazione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Contrari, invece, Alleanza verdi e sinistra e il Movimento 5 Stelle, oltre all’eurodeputato popolare tirolese della Südtiroler Volkspartei Herbert Dorfmann. Si è spaccato il Partito democratico in cui hanno votato a favore del divieto Lucia Annunziata, Brando Benifei, Stefano Bonaccini, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Alessandra Moretti, Dario Nardella, Pina Picierno, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Marco Tarquinio, Irene Tinagli e Nicola Zingaretti. Contrari invece Annnalisa Corrado, Giorgio Gori, Camilla Laureti, Pierfrancesco Maran, Cecilia Strada ed Alessadro Zan. La divisione del Pd riflette, in qualche modo, quello dell'intero gruppo dei Socialisti, praticamente spaccati a metà sulla votazione.
Naturalmente il divieto non riguarda soltanto le imitazioni vegetali ma anche la carne prodotta in laboratorio nei bioreattori. «Un passo avanti importante per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera, un segnale politico di grande rilievo per la sostenibilità delle aziende e per rafforzare sovranità e sicurezza alimentare nella Ue, in un contesto di tensioni commerciali e incertezze sul futuro quadro finanziario europeo», sottolinea il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, ricordando che l’Europarlamento ha accolto le proposte di modifica avanzate dalle organizzazioni agricole di Italia, Francia, Spagna e Portogallo. «L'introduzione rapida di norme per tutelare le denominazioni dei prodotti a base di carne e contrastare il meat sounding - precisa Coldiretti - è una battaglia che la Confederazione porta avanti da anni per proteggere i mercati da pratiche ingannevoli e per rafforzare il settore zootecnico europeo».
Nel pacchetto di norme approvate dal Parlamento Ue c’è pure «l’apertura all'estensione dell'etichetta d'origine obbligatoria a tutti i settori, che va nella direzione della proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta da Coldiretti» che plaude anche alla preferenza data ai prodotti di origine comunitaria e locale in mense e appalti pubblici, e l'introduzione di contratti scritti obbligatori all'interno delle filiere. Uno dei cavalli di battaglia di Prandini.
Ma il voto di ieri rappresenta anche una rivincita per il governo italiano e il ministri dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che con la Legge 172/2023 vietava fra l’altro l'uso di termini come “carne”, “burger”, “hamburger”, “bistecca” e altre denominazioni legate alla macelleria per i prodotti di origine vegetale. Incassando una raffica di critiche dalla sinistra.
Naturalmente la partita è ancora aperta. La revisione del Regolamento Ocm, il numero 1308 del 2013 dovrà ora passare al voto del Trilogo. Dovranno pronunciarsi cioè Commissione europea e Consiglio della Ue. E l’esito della navetta fra le tre istituzioni non è per nulla scontato, anche se la maggioranza larghissima che ha approvato le modifiche, ieri a Strasburgo, rappresenta un impegno sia per l’Eurogoverno si per il Consiglio Ue, a lungo ostaggio sulla materia del veto di Germania e alleati.