La telecamera che riprende la riunione di redazione per la diretta dal sito questa volta è spenta. Ma chi c'era racconta lo sfogo del direttore di Repubblica Ezio Mauro per il clima pesante che si respira nelle stanze di Largo Foghetti. Il direttore si sente sotto tiro perché sospettato di trattare alla spalle della redazione in favore dei big, della casta dai lauti stipendi e prebende. Secondo il retroscena del Giornale avrebbe mandato a quel paese i suoi uomini minacciando di mollare baracca e burattini. Un metodo tutt'altro che democratico per un quotidiano che più dem non si può. Fatto sta che l'ultima assemblea di redazione, quella che doveva ratificare con voto palese l'accordo per il prepenzionamento di 58 colleghi vicini ai sessanta anni e con stipendi pesanti, ha visto la presenza irrituale dei componenti della direzione (Massimo Giannini e Dario Cresto-Dina) e dell'ufficio centrale. Qualcuno, riporta il Giornale, racconta addirittura di fotografie scattate a chi votava contro la linea direttoriale. In questo clima, che i presenti descrivono di "pressing" e di "intimidazione" viene approvata con 170 voti a favore e e 130 voti contrari la mozione che stravolge quanto era stato deciso con voto segreto un mese prima. I cdr (comitato di redazione) si sente sfiduciato e si dimette. Lo spettro della cassa integrazione di solidarietà si allunga sui giornalisti per buona pace dei giornalisti più giovani, quelli che magari firmano anche in prima pagina, ma che hanno in busta paga un netto da metalmeccanico o poco di più.