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Lettera al Parlamento da parte delle associazioni in vista del voto su Regolamento UE per imballaggi e rifiuti di imballaggio

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Egregio Onorevole, siamo ormai entrati nella fase decisiva del complesso negoziato in corso da mesi a livello UE sulla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio. In particolare, il prossimo 22 novembre, il Parlamento europeo sarà chiamato ad approvare la propria posizione finale, in sessione plenaria, sulla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio sulla base della relazione dell’On. Ries (Renew, Belgio) approvata dalla commissione ambiente lo scorso 24 ottobre. A differenza dei testi approvati prima della pausa estiva dalle Commissioni agricoltura e industria (pareri a firma degli Onn. De Meo e Toia), ben più equilibrati, la relazione dell’On. Ries conferma – e a tratti persino peggiora – l’impostazione originaria della proposta della Commissione europea, rischiando di collocare il Parlamento europeo su posizioni molto pericolose per il sistema produttivo e distributivo nazionale. Si tratta di una proposta che se approvata nella sua attuale formulazione provocherebbe effetti pesantemente negativi sulle filiere produttive nazionali e sui consumatori oltre che opposti agli obiettivi di sostenibilità che dichiara di voler perseguire. Tale proposta, infatti, stravolge completamente la strategia finora utilizzata per la riduzione dei rifiuti di imballaggio passando dal principio del riciclo – che ha caratterizzato tale strategia negli ultimi anni - a quella del riuso. Il nostro Paese è diventato negli ultimi anni punto di riferimento globale nel materiale innovativo riciclabile ed ha già raggiunto in termini di riciclo obiettivi superiori alla stragrande maggioranza degli altri Paesi: il tasso di riciclo complessivo degli imballaggi in Italia ha raggiunto quota 73,3% nel 2021, superando l’obiettivo del 70% fissato per il 2030, collocando il nostro Paese al secondo posto in Europa per riciclo degli imballaggi pro-capite. Rimettere in discussione questo modello ormai consolidato rischia di vanificare gli sforzi e gli obiettivi raggiunti finora, generando un impatto estremamente pervasivo che rischia di colpire oltre il 30% del nostro Prodotto Interno Lordo. Il danno non sarebbe infatti limitato alle sole aziende degli imballaggi ma riguarderebbe a ritroso filiere fondamentali per il nostro Paese quali l’intero settore agroalimentare, dalla produzione, alla trasformazione e distribuzione, mettendo a rischio decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Non è pensabile, tra l’altro, che le abitudini consolidate di milioni di consumatori possano essere stravolte con un semplice tratto di penna. La proposta impatterebbe, inoltre, un settore come quello delle bioplastiche compostabili e totalmente biodegradabili introducendo una serie di limitazioni d’uso, limitando di fatto l'innovazione negli imballaggi e non permettendo il ritorno degli ingenti investimenti fatti in innovazione e in bioraffinerie prime al mondo oggi in funzione, di cui l’Italia è leader attraverso società quali Eni Versalis - Novamont che, insieme ad altre partecipate pubbliche e campioni nazionali, aderiscono a Filiera Italia. Questi impianti sono un asset del nostro Paese e potrebbero invece permettere ad intere filiere di imballaggi di continuare a lavorare e ad innovare, potendo tra l’altro contare sulle migliori infrastrutture per il trattamento del rifiuto organico in Europa. Parliamo di bioplastiche e di bioprodotti da fonti rinnovabili concepiti per la tutela del suolo e delle acque, attraverso la riconversione di siti industriali non più competitivi, nel rispetto delle specificità locali e in partnership con tutti gli attori della filiera. La leadership che il nostro Paese detiene in tali prodotti innovativi è ulteriormente confermata dal fatto che Cina e Stati Uniti stanno cercando di imitare tali prodotti e processi innovativi nella loro corsa agli sviluppi industriali del biomanufacturing. Per il settore agroalimentare in particolare, la proposta impatta negativamente il confezionamento stesso dei prodotti, mettendo a rischio gli attuali standard di sicurezza e qualità alimentare, ma anche la shelf-life dei prodotti stessi, con il conseguente rischio di aumento degli sprechi dovuto alla maggiore deperibilità degli alimenti venduti senza confezione. Un esempio indicativo è rappresentato dal divieto, che tale proposta introduce, di confezionamento di frutta e verdura in quantità inferiori ad 1,5Kg, prescrizione che determinerebbe la definitiva scomparsa del settore della quarta gamma - con ricadute drammatiche sulla occupazione - di cui l’Italia è leader mondiale. Altro esempio rappresentativo sarebbe l’obbligo di passare dal riciclo al riuso nel settore dell’Ho.re.ca. Immaginiamo la difficoltà di sostituire, ad esempio, nel servizio d’asporto le stoviglie monouso riciclabili con materiale in plastica da riutilizzare che andrebbero restituite dal consumatore ogni volta al ristorante di provenienza. Ciò aiuta a comprendere come, secondo tutte le più recenti evidenze scientifiche, gli imballaggi riutilizzabili che la Commissione UE vorrebbe imporre sono più impattanti del packaging monouso comportando un aumento del 180% di emissioni di CO2 e di circa il 240% in più di consumo d’acqua. Tutto ciò genererebbe anche un ulteriore aumento dei costi di produzione per l’intera filiera agroalimentare, con pesanti ripercussioni sui prezzi pagati dai consumatori in un momento di grande difficoltà economica in cui tutti noi abbiamo appena sottoscritto con il Governo il patto antiinflazione con obiettivi opposti. Grazie all’impegno degli eurodeputati italiani impegnati con ruoli istituzionali sul dossier, il dibattito parlamentare creatosi negli ultimi mesi ha reso possibile una convergenza significativa su soluzioni alternative, molto più realistiche e orientate riconoscere quanto fatto da Paesi come l’Italia prevedendo, ad esempio, esenzioni ad hoc per i paesi e i materiali con alti tassi di riciclo e premiando materiali più innovativi (quali le bioplastiche compostabili e totalmente biodegradabili), laddove esistano bioraffinerie integrate per la loro produzione e infrastrutture adeguate per il trattamento del rifiuto organico. Purtroppo, per pochissimi voti, tali posizioni non sono riuscite a prevalere in sede di voto in commissione ambiente, ma è essenziale che, su questi ed altri aspetti critici, la situazione venga ribaltata in occasione dell’imminente voto in plenaria. Auspichiamo, pertanto, che tutte le famiglie politiche a livello nazionale ed europeo, si possano muovere in un’ottica “di sistema”, collaborando a tutti i livelli per giungere a una posizione del Parlamento europeo che modifichi e riequilibri il testo uscito dalla commissione ambiente. Certi della Sua attenzione, rimaniamo a disposizione per qualsiasi approfondimento diretto considerata anche l’estrema urgenza della materia.

F.to Ettore Prandini Presidente Coldiretti F.to Simone Gamberini Presidente Legacoop F.to Luigi Scordamaglia Amministratore Delegato Filiera Italia F.to Cristian Maretti Presidente Legacoop Agroalimentare F.to Cristiano Fini Presidente CIA F.to Gianmaria Balducci Presidente Legacoop Produzione&Servizi F.to Cristian Camisa Presidente Confapi F.to Ettore Prandini Presidente UE.Coop F.to Marco Pedroni Presidente ANCC-COOP F.to Onofrio Rota Segretario Generale FAI CISL F.to Alessandro Beretta Segretario Generale Ancd-conad F.to Stefano Mantegazza Segretario Generale Uila

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