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Luca Palamara, zero sanzioni alle toghe che lo pressavano per le nomine: l'ultimo scandalo con escamotage

Paolo Ferrari
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Una semplice curiosità: ma che fine hanno fatto i procedimenti disciplinari per violazione del codice deontologico nei confronti dei magistrati che chattavano come se non ci fosse un domani con Luca Palamara? L'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati quando era al vertice della Commissione per gli incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura era travolto da telefonate e messaggini di colleghi che premevano per avere una nomina o un incarico. Quelle chat, come si ricorderà, erano poi divenute di dominio pubblico a seguito della divulgazione degli atti del fascicolo della Procura di Perugia, dove Palamara è indagato per corruzione, da parte di diversi organi di stampa. Il codice etico dell'Anm vieta espressamente ai magistrati di chiedere nomine o incarichi di qualsiasi tipo. Si tratta di un grave illecito deontologico. È vietato anche intercedere o far intercedere alcuno con il consigliere del Csm che decide sulle nomine. Ed vietato pure chiedere informazioni o attivarsi per velocizzare l'iter della pratica di nomina al Csm.

 

 

MANCATA REAZIONE
Dopo quanto accaduto, allora, chiunque si sarebbe aspettato che l'Anm reagisse in maniera ferma e puntuale, sanzionando senza sconti i chattatori impenitenti. Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esploso lo scandalo delle nomine, aveva usato parole molto dure stigmatizzando quanto appreso dalla stampa. E invece? La risposta è che i procedimenti disciplinari sono ancora in fase "istruttoria". Il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia lo scorso fine settimana si è scagliato contro i referendum sulla giustizia, ricordando l'importante ruolo svolto dall'Anm. In particolare «dare opera affinché il carattere, le funzioni e le prerogative del potere giudiziario, rispetto agli altri poteri dello Stato, siano definiti e garantiti secondo le norme costitu zionali». Bene. E per i magistrati chattatori? Essendo trascorsi due anni dai fatti, un breve riassunto è doveroso per capire cosa sia successo nel frattempo. Oltre un anno è stato necessario affinché l'Anm ottenesse le chat da Perugia. Chat, va detto, che Palamara si era dichiarato disponibile a fornire subito. L'offerta di Palamara era stata respinta in quanto i vertici dell'Anm volevano quelle di Perugia. Che poi erano le stesse. Ma tant' è.

 

 

I NUOVI VERTICI
Altri mesi sono trascorsi perché i magistrati votassero i componenti dell'Anm e si insediassero i nuovi vertici, ad iniziare dal presidente Santalucia, esponente delle toghe progressiste. E altri mesi ancora sono passati perché il collegio dei probiviri iniziasse finalmente ad occuparsi delle chat. Tutto risolto? Macché. Appena si è sparsa la voce che i procedimenti disciplinari erano in dirittura d'arrivo, i magistrati chattatori, per evitare la possibile "onta" della sanzione, hanno iniziato a togliersi dall'Associazione. Come? Con una comunicazione alle giunte territoriali dell'Anm che hanno subito accettato le dimissioni. L'Anm centrale, a quel punto, non ha fatto altro che prenderne atto. La cancellazione dall'Anm ha avuto effetti a catena. Non essendo il magistrato più iscritto, la sua chat non può essere utilizzata nella sua interezza. Quindi anche se faceva riferimento a terze persone. Di fatto i chattatori, che hanno beneficiato del sistema "Palamara", sono tutti al proprio posto.

Il magistrato chattatore può dormire sonni tranquilli. Non è possibile un annullamento d'ufficio o un qualsiasi altro meccanismo che gli impedisca di mantenere il posto ottenuto tramite una condotta illecita, anche se solo sotto il profilo deontologico. L'unico ad essere espulso con ignominia chi è? Palamara. Le sorprese non sono finite. La scorsa settimana, infatti, l'Anm ha deciso di costituirsi parte civile proprio contro Palamara e quindi chiedergli i danni. Una richiesta che dà per scontato che Palamara sarà rinviato a giudizio per gravi reati. L'Anm per realizzare il suo scopo dovrà trovare a Perugia dei pm e dei giudici non iscritti all'Anm. In caso contrario si realizzerà il paradosso che un magistrato "socio" dell'Anm chieda la condanna di Palamara al risarcimento nei confronti dell'associazione a cui è iscritto. Tutto normale? Forse è meglio firmare per i referendum. 

 

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